Parto da una premessa: considero le istituzioni rappresentative immodificabili, perché il capitalismo, in quanto espressione delle decisioni che lì prendono corpo, è irriformabile.
Nella migliore delle ipotesi solo la presenza di forze di governo di sinistra (che siano tali) possono attenuare, in qualche modo, lo strapotere di questa ideologia.
E’ una visione anacronistica, rimandante al compromesso post seconda guerra mondiale, fra le forze democratiche, che ha visto nascere Stati e Costituzioni affidatari della tenuta sociale dei singoli paesi, attraverso politche interventiste e, in un certo senso, redistributive.
Sappiamo come andata a finire. Dopo il boom economico, sempre in ambito di una logica capitalistica, e i trenta anni gloriosi, via via la deregolamentazione e la supremazia dell’economico sul politico hanno contrassegnato la fine del secolo scorso e l’attualità.
I tempi per una coscienza di classe o rivoluzionaria non sono maturi.
Una via d’uscita è data dall’efficacia (ri)costituente delle controistituzioni e dei contropoteri, come gli esempi del confederalismo democratico e delle Giunte di Buongoverno nel Chiapas.
Il voto in quanto calato dall’alto diventa inutile, perchè le scelte avvengono a monte, con la scelta di candidati già decisi (le primarie) e subiti dalla base degli elettori.
Lo schema di governo mondiale è significativo delle aporie intrinseche al sistema della rappresentanza.
I vari partiti non sono più l’espressione di istanze determinate,ne raccoglitori di idee, ma cordate di potere accentrate ed autoreferenziali, meri esecutori privilegiati.
Per cui, ogni campagna elettorale è fine a sé stessa.
Ciclicamente in Italia, come altrove, si ripresentano gli appelli delle forze liberali ad evitare il pericolo “nero”.
E’ dalla “fine della storia”, che le alleanze tra le forze pseudodemocratiche, artefici di quella globalizzazione economica che ha inasprito le diseguaglianze, e dato luogo a devastazioni ambientali e guerre, ha come unico scopo quello di ribadire la supremazia occidentale e della dottrina capitalistica (dall’imperialismo USA all’Europa tecnocratica e dell’austerità).
Cosi, ad esempio in Francia abbiamo assistito al voto utile alle destre dei vari Chirac, Sarkozy, Macron per scongiurare Le Pen padre prima e figlia poi, e quando è toccato ai socialisti di governare hanno fatto peggio.Lo stesso è accaduto in Germania con Schroeder,in Spagna con il miraggio Zapatero e in Inghilterra con la famosa “terza via” blairiana.
E se per un attimo volgiamo lo sguardo fuori dai confini europei vediamo come negli USA, i democratici da Clinton ad Obama, fino a Biden hanno riproposto politiche guerrafondaie e al servizio delle varie lobbies.
Le forze con una eredità di sinistra negli ultimi tre decenni di governo nei singoli paesi hanno riproposto le stesse ricette liberiste delle destre, dando luogo a quel malcontento sfociato nel sostegno delle masse alle forze sovraniste e populiste.
Partiti e movimenti che richiamandosi a concetti identitari, etnici e religiosi si sono fatti portavoce della difesa dagli attacchi esterni – in termini economici e di preservazione della famiglia tradizionale – alla sicurezza delle persone.
In Italia, il principale responsabile della fragile tenuta democratica e dell’impoverimento del Paese è quel pd diventato il referente delle istituzioni finanziarie.
Non sono bastate le conseguenze della crisi economica del 2007, il nuovo ruolo da protagonista della Cina come competitor globale e l’avvento recente della pandemia a far cambiare rotta ai reggenti ed esecutori dell’economia.
Leggendo i report annuali sulla distribuzione delle ricchezze fa scalpore vedere come i ricchi continuano a guadagnare mentre i lavoratori si impoveriscono.
Trent’anni dopo Berlusconi & Co. (la Lega con Alleanza Nazionale, oggi Fratelli d’Italia) sono ancora là e il pd pure.
Le politiche di smantellamento del pubblico (mancati investimenti in servizi ed infrastrutture, blocco del turn over, aziendalizzazione dei saperi e dela salute), tagli al welfare, privatizzazioni selvagge e precarizzazione del lavoro portano la firma alternata di centro-sinistra e centro-destra.
Le politiche antimigratorie e razziste, le guerre della Nato e degli USA (dai Balcani, all’Iraq…, passando per la Libia all’Ucraina) hanno visto come protagoniste le stesse forze.
Si dirà che però la visione del centro-sinistra è alternativa alle destre per quanto riguarda la tutela dei diritti civili o il riconoscimento dei nuovi diritti.
Se volgiamo lo sguardo a ritroso possiamo constatare quanto è stato fatto sullo ius scholae, sulle coppie di fatto, sulla procreazione e il fine vita, o sulla depenalizzazione di alcuni reati.
E’ stata invece ribadita una visione classista e discriminante della società, con i vertici degli apparati e delle gerarchie a dettar legge.
Cosa avranno mai di diverso i Minniti o i ministri targati Ulivo rispetto ai vari Salvini, Tremonti e Brunetta?
La Costituzione antifascista e repubblicana è in pericolo? Piuttosto mi interrogherei sulla mancata attuazione di alcuni suoi principi fondanti riguardanti il lavoro, la regolazione dell’economia e le libertà del singolo.
Cosa dire della propaganda razzista (che attende una regolamentazione sul web) o del divieto di ricostituzione in qualunque forma del partito fascista?
Dopo il famoso attacco squadrista alla sede CGIL di Roma vi è stata la promessa non mantenuta di mettere fuori legge Forza Nuova, che intrattiene qualche forma di parentela con il partito della Meloni, ed oggi i media ci ripropongono lo spauracchio fascista?
Evidentemente tutto ciò è funzionale al solito giochino politico dei buoni e dei cattivi, fermo restando, che oltre a condannare certe posizioni pericolosamente reazionarie, il partito di Fratelli d’Italia, alleato delle forze sovraniste internazionali, ma a sostegno della Nato, cosi come la Lega di Salvini, sono prodotti del capitalismo e a questo funzionali.
Infine, ultimamente, attraverso l’invio d’armi e il supporto logistico alle strategie Nato si è avuta la violazione dell’art 11.
Quando viene tirata in ballo la democrazia e la sua architettura, ci sarebbe da discutere della degenerazione della prassi parlamentare, con la sua decretazione d’urgenza, gli stati d’emergenza e i governi dei nominati.
Le responsabilità quindi sono da addossare a chi ha governato in questi lunghi ed interminabili trent’anni non gloriosi. Dal voto inutile al populismo delle élite.