Le elezioni legislative di luglio hanno confermato la leadership del partito Pangu Pati, con James Marape che ha conservato la carica di primo ministro.
Situato sulla parte orientale dell’isola della Nuova Guinea, lo Stato Indipendente della Papua Nuova Guinea comprende anche numerose isole minori della Melanesia, per una popolazione complessiva che non supera i nove milioni di abitanti. Ufficialmente indipendente dall’Australia solo dal 1975, la Papua Nuova Guinea ha visto alternarsi al potere diversi partiti nel corso della sua storia.
Il primo a conquistare il potere dopo l’indipendenza su il Pangu Pati, formazione indigenista di posizionamento moderato, che con Michael Somare mantenne le redini del governo di Port Moresby dal 1975 al 1980, e poi nuovamente dal 1982 al 1985. Il Pangu Pati tornò nuovamente al potere nel 1988, questa volta con Rabbie Namaliu, che rimase al governo fino al 1992, ma successivamente perse consensi, trovandosi quasi sempre all’opposizione, o al governo come forza minore all’interno della coalizione.
Nel 2019, una faida interna la governo guidato da Peter O’Neill, leader del People’s National Congress (PNC), offrì un’occasione d’oro al nuovo leader del Pangu Pati, James Marape, che, nonostante la sua formazione fosse rappresentata da appena nove deputati, ottenne la fiducia per assumere la carica di primo ministro al posto di O’Neill. Marape, che in precedenza faceva parte del PNC e che era stato il ministro delle Finanze del governo O’Neill, venne accusato da quest’ultimo di tradimento, ma ciò non gli ha impedito di mantenere il potere fino alla scadenza elettorale di quest’anno.
Le elezioni, inoltre, sono state rimandate di quasi due mesi a causa della tragica morte del vice premier Sam Basil, leader dello United Labour Party, rimasto vittima di un incidente stradale, successivamente sostituito da John Rosso del Pangu Pati. Il lungo e complicato processo di voto ha finalmente avuto luogo tra il 4 e il 22 luglio.
La tornata elettorale, nella quale erano in palio i 118 seggi del parlamento di Port Moresby, ha sorriso al primo ministro in carica, visto che il Pangu Pati ha ottenuto un’importante vittoria, passando da nove a ben 36 seggi, risultato che ha riportato il partito ai fasti degli anni ’80. Il partito di Marape diventa dunque la prima formazione politica del Paese, superando nettamente il PNC di O’Neill, che invece vede la sua rappresentanza dimezzata, eleggendo solo 14 deputati contro i 28 della passata legislatura.
L’emiciclo molto frammentato ha visto l’elezione di deputati provenienti da ben ventidue partiti differenti, ai quali vanno aggiunti otto indipendenti, mentre i risultati di tredici seggi non sono ancora stati confermati. Questo, tuttavia, non ha impedito a Marape di formare una nuova maggioranza di governo, e di ottenere un nuovo mandato come primo ministro il 10 agosto. All’interno del nuovo esecutivo sono presenti ben diciassette partiti diversi.
Da notare anche che, dopo la totale assenza di donne nel parlamento della scorsa legislatura, due rappresentanti del genere femminile hanno ottenuto un seggio. Curioso invece il caso del deputato William Nakin, del National Alliance Party (NAP), risultato eletto nonostante il decesso avvenuto nel corso delle operazioni di voto, il 12 luglio.
Il compito di Marape come primo ministro nella nuova legislatura non si annuncia di certo facile. Oltre alla grande frammentazione politica del Paese, riflessa dal numero di partiti presenti in parlamento, Marape dovrà affrontare il processo indipendentista dell’isola di Bougainville, che nel 2019 ha organizzato un referendum per staccarsi dal governo centrale di Port Moresby. Forte del sostegno popolare, Ishmael Toroama, presidente della regione autonoma, ha ribadito che l’isola punta a dichiarare la propria indipendenza entro il 2027.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog