Dall’energia al carrello della spesa, le classe dirigenti stanno lanciando segnali di un imminente abbassamento del tenore di vita delle persone. Uno shock da tempi di guerra che naturalmente non inciderà affatto sul loro tenore di vita ma sul nostro.
Energia, caro bollette e disastri della politica
Caro bollette, ora l’allarme arriva anche da ospedali e Comuni: “Servizi a rischio”. Eppure, nonostante la speculazione sia in atto già da almeno un anno, nonostante gli allarmi lanciati appena 24 ore dopo il varo delle sanzioni contro la Russia, le previsioni di esperti ed analisti, i dati costanti sul tema, 6 mesi dopo l’inizio del conflitto ucraino la politica fedele all’Agenda Draghi cade dalle nuvole e davanti al baratro della recessione combinata all’inflazione, alza le spalle ammettendo di aver sottovalutato il problema.
E così, come se nulla fosse, è possibile ascoltare questo commento di Maurizio Lupi (Noi Moderati) ad Omnibus, sul caro bollette derivante dai costi per l’energia: “È oggettivo che c’è stata una sottovalutazione della realtà. Crisi più grave di quella del Covid”.
Già, perchè non è solo questione di “energia“, ma riguarda direttamente il carrello della spesa su elementi come latte, carni (la catena del freddo è costosissima), pesce (i pescherecci ovviamente vanno a gasolio), frutta ecc
Le classe dirigenti stanno lanciando segnali di un imminente abbassamento del tenore di vita delle persone. Uno shock da tempi di guerra che naturalmente non inciderà affatto sul loro tenore di vita ma sul nostro. su quello di milioni di persone.
Una situazione destinata a peggiorare se l’Europa proseguirà con le scelte suicide adottate sotto il giogo atlantista, come quella di cui si discute in queste ore, come la follia degli eventuali tetti di prezzo sul petrolio alla Russia.
Sostiene Tommaso Nencioni:
“[Non fosse che ci spenneranno tutti, e quindi chi se ne frega di queste puttanate] la fase che si apre si preannuncia assai interessante per studiare le dinamiche del capitalismo usando le lenti di Kalecki.
Per salvare i profitti delle imprese sarebbe vitale procedere ad una completa rinazionalizzazione di Enel Eni e multiutility varie. Ma, salvando così i profitti, si intaccherebbe il potere del capitalismo. Come si comporteranno gli imprenditori? C’è da scommettere che si opporranno con le unghie e coi denti.
E non parlo dei grandi gruppi speculativi, ma anche di quelli che trarrebbero grande giovamento dalla nazionalizzazione. Cercheranno di socializzare un po’ di perdite, secondo un disegno di cortissimo respiro.
Ma tra rischiare di andare a gambe ritte e vedere tornare lo spettro del socialismo non avranno dubbi. Comandare non solo è meglio che fottere, ma è meglio anche che guadagnare”.
Cristiano Nisoli sul suo – Discussioni – è lapidario sulle nostre classi dirigenti:
“Tre cose sono fondamentali. Cibo. Acqua. Energia. Da sempre. Il resto son cazzate.
“Saltate tutte le previsioni” (Titolo dell’Huffington Post sulla crisi energetica) . Mah, veramente noi si era predetto correttamente. Non “tutte” le previsioni quindi. Solo le previsioni dei “cretini intelligentissimi”.
Ripeto allo spasimo, da anni: il problema storico non è tanto l’elitismo in sé. C’è sempre stata un’elite. Ed è giusto così, è nella natura delle cose. (E leggere Gaetano Mosca aiuta.)
Piuttosto il problema è quanto responsabile, intelligente, coraggiosa, morale, prudente, aperta al rinnovamento del proprio sangue l’elite sia. La nostra elite occidentale fallisce su tutti i fronti. È irresponsabile, stupida, codarda, immorale, spregiudicata, echiusa ad ogni input esterno.
Mi pare che l’occidente non abbia avuto un’elite tanto degradata su tutti i fronti dai prodromi della prima guerra mondiale. L’elite liberale di quella cosiddetta ‘era progressista’ era talmente marcita in una carogna putrescente da generare una guerra mondiale (cui seguirà una seconda) e per reazione, in ordine rivoluzione comunista, fascista, e nazista, ed il collasso storico della potenza Europea che durava da secoli. Ma l’elite neo-liberale globalista odierna è persino peggio di quella. E di parecchio.
C’è poco da stare allegri. Qui non è una questione di tifare Russia o Ucraina. La questione è uscirne vivi. E con questi, non se ne esce vivi.
Un quadro a fosche tinte. Otto von Bismark l’aveva detto: “Conosco tanti modi per far uscire l’orso russo dalla tana, non ne conosco nessuno per farlo rientrare”.