Il viaggio africano di Macron si è concluso forse non nel migliore dei modi nella Repubblica Democratica del Congo, durante una conferenza stampa insieme al presidente Félix Tshisekedi (la trovate qui:
Più o meno a metà della conferenza, mentre tutto sembrava procedere nel migliore dei modi, una giornalista francese ha incautamente parlato di “compromesso all’africana” riguardo al fatto che il governo congolese ha espresso l’intenzione di spostare la data delle prossime elezioni presidenziali, giustificando questa misura con l’attività del gruppo ribelle “M23” sostenuto dal Ruanda (dell’M23 ho scritto tempo fa, qui qualche info aggiuntiva: https://en.wikipedia.org/wiki/M23_offensive_(2022%E2%80%932023) ).Tshisekedi si è piuttosto innervosito (al minuto 43 del filmato). La Francia, l’Europa e l’Occidente, ha detto, devono cambiare atteggiamento nei confronti delle nazioni africane, perché quando ci sono irregolarità nelle elezioni americane non si parla di “compromesso all’americana”, e quando ci sono state in Francia non si è parlato di “compromesso alla francese”, difendendo molto a lungo la scelta del governo di posticipare le elezioni. Ha concluso dicendo che Francia ed Europa devono cambiare il loro modo di cooperare e devono guardare “a noi” (africani) in maniera diversa, rispettandoci e considerandoci come veri partner, e non insistere con questo atteggiamento paternalista e con l’idea di sapere sempre quello che dobbiamo fare noi ma che loro non fanno. Qui Macron, invece di stare zitto e abbozzare, si è inalberato a dire che in Francia la stampa è libera e parla di tutto e denuncia anche gli scandali francesi, e lo stesso fanno nel resto d’Europa e in America, senza alcun doppio standard, e che ad ogni modo quello che dicono i giornalisti francesi non è necessariamente la linea del governo; al che Tshisekedi gli ha ricordato (minuto 48) che quella era stata anche la posizione del Ministro degli Esteri francese Le Drian (che nel 2019 aveva affermato più o meno esplicitamente che Tshisekedi aveva vinto le presidenziali congolesi grazie a brogli elettorali: https://www.reuters.com/article/uk-congo-election-france-idUKKCN1P40KG). Poi tutto è finito a tarallucci e vino, ovviamente, ma con un certo imbarazzo.
Alla fine, anche per queste cose, il viaggio di Macron in Angola, Gabon, Congo e Repubblica Democratica del Congo non ha avuto lo stesso successo del tour di Lavrov. E non, attenzione, perché in Africa amino la Russia in quanto Russia (sebbene in molti disprezzino la Francia in quanto Francia, per via del lungo passato coloniale), o perché la Russia sia buona e sinceramente desiderosa di fare il bene dell’Africa, ma per una questione più sottile, che continuiamo a ignorare. Il “terzo mondo” sta iniziando a capire che le sue risorse, le sue materie prime, sono essenziali per noi: e le cose essenziali hanno un costo, e non è più il tempo in cui i bianchi venivano a prendersele dando in cambio quattro spiccioli al clan che avevano deciso di mantenere al potere come esattori delle tasse. Se poi quei bianchi hanno problemi a casa loro con altri bianchi e con la gente gialla tanto meglio, perché si può alzare ancora di più il prezzo. Russia e Cina stanno ottenendo successi diplomatici in Africa, sovvertendo gerarchie vecchie di più di un secolo e scalzando le vecchie potenze non solo perché chi ha qualche anno in più si ricorda dell’aiuto che l’URSS e il blocco socialista dava ai movimenti indipendentisti, ma perché fanno affari offrendo, appunto, qualcosa in cambio. Strade, dighe, ponti e infrastrutture la Cina; armi, sicurezza militare, fertilizzanti e petrolio la Russia. Noi continuiamo a offrire solo parole, come quelle di Macron, un po’ di carità, e molto paternalismo. E il dito puntato di Tshisekedi ci ricorda che quel tempo sta inesorabilmente arrivando alla fine.
Francesco dall’aglio