Non si placa la rabbia in Francia dopo il via libera del Consiglio costituzionale alla contestata e autoritaria riforma delle pensioni voluta da Macron. Contestualmente bocciata anche la richiesta di referendum. Ma la decisione dei ‘saggi’ è una bomba sociale, denunciano i sindacati che respingono l’invito del presidente all’Eliseo e promettono un 1° maggio di lotta.
Macron e la bomba sociale della riforma delle pensioni
La riforma delle pensioni a 64 anni voluta ad ogni costo da Macron, disposto ad andare al muro contro muro con il paese, è stata approvata nella sostanza, mentre contestualmente la domanda di referendum è respinta. È la sentenza del Consiglio Costituzionale, presieduto dall’ex primo ministro socialista Laurent Fabius.
Resta aperto uno spiraglio per la sinistra “referendaria”: una seconda domanda di referendum è stata presentata giovedì, giuridicamente redatta con più accortezza della prima, per evitare trappole burocratiche, e il Consiglio Costituzionale ha fatto sapere che la decisione sarà resa nota il 3 maggio prossimo.
Jean-Luc Mélenchon della France Insoumise ha così commentato la decisione del Consiglio Costituzionale: “La lotta continua, il Consiglio è più attento ai bisogni della monarchia presidenziale che a quelli del popolo sovrano”.
Mathilde Panot, presidente del gruppo all’Assemblée nationale, ha dichiarato che si tratta di “un precedente pericoloso”.
La prima ministra, Elisabeth Borne, ha provato a gettare acqua sul fuoco, sapendo che con il deterioramento della crisi il suo posto è fortemente a rischio: “Né vincitori né vinti, il testo di legge arriva alla fine del processo democratico”, dimenticando (è un eufemismo) la forzatura antidemocratica che ha impedito il voto parlamentare con un espediente regolamentare.
I sindacati hanno respinto l’invito di Macron all’Eliseo comunicando che non andranno a nessuna “riunione con l’esecutivo prima del giorno della Festa del lavoro e sostengono ‘azioni e scioperi’ decisi localmente nell’immediato. Il rifiuto della pensione a 64 anni resta radicale”.
La condizione posta dai sindacati resta la non promulgazione della legge: ipotesi al momento improbabile, salvo una giravolta del presidente che dovrebbe ripresentare il testo di legge all’Assemblée nationale per una nuova discussione e un voto. A quel punto farebbe prima dimettersi.
Continuano così in Francia cortei spontanei: cumuli di spazzatura dati alle fiamme, cassonetti rovesciati, barricate improvvisate e interventi muscolari della polizia con la ‘famigerata Brav-M’ in azione.
Più di 130 manifestazioni erano in corso venerdì pomeriggio in tutta la Francia, in attesa del Consiglio Costituzionale. Alla comunicazione della decisione, le piazze sono esplose, con alcuni scontri in serata in varie città e repressione della polizia