Lunedì 17 Aprile Christine Lagarde ha tenuto un interessante discorso dal tiolo: “Le banche centrali in un mondo che si frammenta” in un evento organizzato dal “Council on Foreign Relations”, un importante (forse uno trai più importanti) think tank statunitense specializzato in politica estera e affari internazionali (pubblica il bimestrale “Foreign Affairs”).
Nel discorso della Lagarde vengono toccati i più importanti argomenti di politica internazionale, dal punto di vista della politica monetaria e come questi argomenti influenzano e influenzeranno le azioni delle banche centrali.
Il titolo del discorso lascia intuire l’argomento principale attorno al quale ruota la dissertazione: ci troviamo di fronte a un mondo che si sta frammentando e diventando inevitabilmente multipolare (punto su cui ritornerà più volte).
Qual è il contesto geopolitico, cosa si intende per multipolarità e come le banche centrali dovrebbero reagire secondo la Lagarde?
“Stiamo assistendo a una frammentazione dell’economia globale in blocchi in competizione tra loro, con ciascun blocco che cerca di avvicinare il resto del mondo ai propri interessi strategici e valori condivisi. […]
In breve, potremmo assistere a due effetti profondi sull’ecosistema politico delle banche centrali: in primo luogo, potremmo assistere a una maggiore instabilità, dato che l’elasticità dell’offerta globale diminuisce; in secondo luogo, potremmo assistere a una maggiore multipolarità, dato che le tensioni geopolitiche continuano a crescere.”
Questa l’introduzione del discorso, dove si punta subito l’attenzione sull’emergente multipolarità dovuta alle tensioni geopolitiche e la conseguente instabilità dovuta all’interruzione delle catene del valore globale che avevano garantito una relatività stabilità negli anni passati.
“Sotto la guida egemonica degli Stati Uniti, sono fiorite le istituzioni internazionali basate su regole e si è ampliato il commercio globale. […] Di conseguenza, l’offerta globale è diventata più elastica ai cambiamenti della domanda interna, portando a un lungo periodo di inflazione relativamente bassa e stabile. […] quel periodo di relativa stabilità potrebbe ora lasciare il posto a un’instabilità duratura, che si traduce in una crescita più bassa, in costi più elevati e in partenariati commerciali più incerti.”
Catene del valore globale che erano state garantite, come ammette la Lagarde, dalla globalizzazione a guida USA e dalle istituzioni nate dalla loro egemonia (FMI, WTO, Banca mondiale etc…).
“Oggi gli Stati Uniti dipendono completamente dalle importazioni per almeno 14 minerali critici. E l’Europa dipende dalla Cina per il 98% delle sue forniture di terre rare. Le interruzioni dell’approvvigionamento su questi fronti potrebbero avere ripercussioni su settori critici dell’economia, come l’industria automobilistica e la sua transizione verso la produzione di veicoli elettrici.[…] Questa “nuova mappa globale” avrà probabilmente implicazioni di primo ordine per le banche centrali.”
In questo passaggio abbiamo un assaggio di quanto poi la Lagarde confermerà nei passaggi successivi del discorso. Di fronte alle nuove sfide del mondo multipolare le banche centrali non potranno più essere del tutto indipendenti dalla politica fiscale e dalla politica industriale. Vedi la scelta della UE di puntare sull’auto elettrica (ben analizzata su queste pagine da Eugenio Pavarani).
“Questi cambiamenti suggeriscono anche che si sta verificando un secondo cambiamento nel panorama delle banche centrali: potremmo assistere a un mondo sempre più multipolare.[…] I nuovi modelli commerciali possono avere ramificazioni per i pagamenti e le riserve valutarie internazionali. […] Negli ultimi decenni la Cina ha già aumentato di oltre 130 volte il suo commercio bilaterale di beni con i mercati emergenti e le economie in via di sviluppo, diventando anche il primo esportatore mondiale. […] Tutto ciò potrebbe creare un’opportunità per alcuni Paesi che cercano di ridurre la loro dipendenza dai sistemi di pagamento e dai quadri valutari occidentali, sia per ragioni di preferenza politica, sia per dipendenze finanziarie, sia per l’uso di sanzioni finanziarie nell’ultimo decennio.“
Qui la Lagarde conferma quanto già sostenuto nei giorni scorsi da Janet Yellen , le sanzioni finanziarie stanno minando alla base l’egemonia del Dollaro spingendo la transizione verso un nuovo mondo multipolare.
Quindi, secondo la Lagarde: “Come dovrebbero rispondere le banche centrali a queste due sfide? “
“In questo senso, nella misura in cui la geopolitica porta a una frammentazione dell’economia globale in blocchi concorrenti, ciò richiede una maggiore coesione politica. Non si tratta di compromettere l’indipendenza, ma di riconoscere l’interdipendenza tra le politiche e il modo in cui ciascuna di esse può raggiungere al meglio il proprio obiettivo se allineata a un traguardo strategico. […] Potremmo vederne i benefici soprattutto in Europa, dove l’effetto moltiplicatore di un’azione comune in settori come la politica industriale, la difesa e gli investimenti nelle tecnologie verdi e digitali è molto più alto rispetto a quello degli Stati membri che agiscono da soli.”
Ecco che si arriva al punto di maggior interesse di questo discorso: la Lagarde, infatti, sembra mettere in discussione il dogma dell’indipendenza delle banche centrali dai governi. Con una fondamentale differenza, a mio parere, rispetto al tipo di dipendenza che sarebbe invece auspicabile: secondo la Lagarde i “traguardi strategici” sono quelli già decisi dalle élite tecnocratiche europee, una dipendenza al contrario quindi, dove i governi dovrebbero adattarsi a questi traguardi e seguire le indicazioni dei banchieri centrali.
E per garantire questo obiettivo, cioè la definitiva messa in soffitta della democrazia a favore di una tecnocrazia in tutto e per tutto, la Lagarde conclude indicando i prossimi passi che l’Unione Europea dovrebbe intraprendere a questo scopo:”Per l’Europa, progetti a lungo rimandati come l’approfondimento e l’integrazione dei nostri mercati dei capitali non possono più essere visti solo attraverso la lente della politica finanziaria nazionale. In poche parole, dobbiamo completare l’unione dei mercati dei capitali europei. Questo sarà determinante per stabilire se l’euro rimarrà tra le principali valute globali o se altre prenderanno il suo posto.”
Non possiamo che auspicare il fallimento di questo progetto antipopolare