In questo articolo riassumiamo la controversa storia del MEK, passato dall’essere un movimento che combinava Islam e marxismo fino a diventare un’organizzazione terroristica al servizio degli scopi dell’imperialismo statunitense.
Mojahedin-e-Khalq, meglio nota con l’acronimo MEK, è un’organizzazione politica che ha come scopo dichiarato il rovesciamento della Repubblica Islamica dell’Iran per instaurare un nuovo governo. Quest’organizzazione, che il governo iraniano considera come terroristica, ha però una storia molto complessa, che ha inizio nel 1965, quando un gruppo di militanti di estrema sinistra fondo il MEK per rovesciare la monarchia dello scià Reza Pahlavi.
Nei primissimi anni della sua esistenza, il MEK si caratterizzò per essere un’organizzazione che puntava a conciliare una visione progressista della religione musulmana con il marxismo, anche se il gruppo non si è mai autodefinito socialista né comunista. Secondo il MEK, infatti, l’Islam doveva opporsi al feudalesimo e al capitalismo, puntando alla socializzazione dei mezzi di produzione. Nel 1973, l’organizzazione si scinderà in due, con il gruppo dei militanti più orientati a sinistra che darà vita ad una nuova organizzazione, il MEK Marxista-Leninista.
Sia il MEK che il MEK Marxista-Leninista prenderanno parte al rovesciamento della monarchia persiana nel 1979, ed espressero, almeno in un primo momento, anche il proprio sostegno all’occupazione dell’ambasciata statunitense a Tehrān. Tuttavia, ben presto emersero delle divergenze con il nuovo governo della Repubblica Islamica, ed in particolare con l’ayatollah Ruḥollāh Khomeynī, che non condivideva le interpretazioni dell’Islam sciita operate dagli esponenti del MEK.
In questi anni il MEK ha sempre mantenuto una impostazione nazionalista e anti-imperialista, tanto che nel 1997 gli Stati Uniti inserirono il MEK nella lista delle organizzazioni terroristiche. Pur continuando la propria attività di opposizione nei confronti del governo iraniano, i militanti del MEK, in gran parte esiliati in Iraq, furono tra le vittime dell’invasione statunitense del Paese allora guidato da Ṣaddām Ḥusayn.
Dal 2012, tuttavia, il MEK ha modificato la propria visione in politica estera, divenendo completamente assoggettato agli Stati Uniti, che hanno lavorato per attirare a sé l’organizzazione in funzione anti-iraniana nel corso dell’occupazione dell’Iraq. Non a caso, nel settembre del 2012, Washington ha ufficialmente eliminato il nome del MEK dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Nello stesso anno, l’emittente NBC ha riportato la notizia secondo la quale i militanti del MEK verrebbero addestrati dai servizi segreti israeliani al fine di assassinare gli scienziati del programma nucleare iraniano, fatto successivamente confermato dall’agente della CIA Robert Baer.
Sempre nel 2012, il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh, lo stesso che ha recentemente svelato il coinvolgimento degli Stati Uniti negli attentati ai gasdotti Nord Stream, ha rivelato che numerosi importanti esponenti della politica e dei servizi segreti degli Stati Uniti erano stati lautamente retribuiti per parlare in favore del MEK, compresi i direttori della CIA James Woosley e Porter Gross, l’ex direttore dell’FBI Louis Freeh, l’ex sindaco di New York Rudolph Giuliani e l’ex ambasciatore degli USA presso le Nazioni Unite John Bolton. Inoltre, Hersh ha denunciato che, tra il 2005 ed il 2009, militanti del MEK sarebbero stati addestrati in Nevada dal Joint Special Operations Command degli Stati Uniti, esercitazioni che però sarebbero terminate in seguito all’inizio del mandato presidenziale di Barack Obama.
Le relazioni tra gli Stati Uniti e il MEK sono divenute ancora più evidenti nel corso della presidenza di Donald Trump. Come noto, del resto, Trump ha scelto proprio John Bolton come suo consigliere sulla sicurezza nazionale, mentre Rudolph Giuliani non è divenuto altro se non l’avvocato personale dello stesso Trump. Tuttavia, il sostegno degli USA nei confronti del MEK non proviene solamente da parte repubblicana, visto che anche Hillary Clinton ha espresso pareri favorevoli nei confronti dell’organizzazione, accogliendo positivamente la rimozione del MEK dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
La rimozione del MEK dalla lista delle organizzazioni terroristiche si può spiegare solamente in due modi, ovvero i lauti pagamenti ricevuti da esponenti della politica statunitense e l’utilità dell’organizzazione in funzione anti-iraniana. Infatti, secondo il giornalista Richard Engel, della NBC, i militanti del MEK verrebbero utilizzati dagli Stati Uniti come agenti sotto copertura in Iran, al fine di provocare un cambio di regime nel Paese. Dal canto suo, la testata The Intercept ha pubblicato nel 2015 una lista di personaggi politici che hanno ricevuto pagamenti da parte del MEK, elenco che comprende membri del parlamento come Bob Menendez, John McCain, Judy Chu, Dana Rohrabacher e Robert Torricelli. Nel maggio 2018, Daniel Benjamin, che ha ricoperto la carica di coordinatore per l’antiterrorismo tra il 2009 e il 2012, ha dichiarato al New York Times che il MEK gli aveva offerto denaro in cambio del suo sostegno per la rimozione dalla lista delle organizzazioni terroristiche.
Secondo la Repubblica Islamica dell’Iran, il MEK sarebbe responsabile di numerose attività terroristiche nel Paese, con il fine di provocare un cambio di regime. Nel 2018, l’allora presidente Hassan Rouhani ha accusato l’organizzazione di aver fomentato le proteste nel Paese, mentre si ritiene che lo stesso MEK, in collaborazione con i servizi segreti israeliani, sia responsabile dell’omicidio dello scienziato nucleare Mohsen Fakhrizadeh, avvenuto il 27 novembre 2020. Dal canto suo, la testata tedesca Der Spiegel aveva già confermato nel 2019 che il MEK riceve sostegno economico e logistico da parte di Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita.
Il MEK, che oggi ha le sue sedi principali in Albania e in Francia, essendo stato catalogato come organizzazione terroristica anche dal governo iracheno, ha certamente giocato un ruolo anche nelle più recenti proteste che hanno avuto luogo in Iran. Nel febbraio di quest’anno, The Intercept ha pubblicato un articolo a firma di Akela Lacy e Murtaza Hussain nel quale si denunciava nuovamente il sostegno dato da Washington all’organizzazione terroristica al fine di destabilizzare la Repubblica Islamica. “Il Congresso è stato a lungo una roccaforte del sostegno al MEK”, hanno scritto i due giornalisti. “Il gruppo ha a lungo fatto appello ai falchi di Washington che sostengono la guerra con l’Iran e la politica di cambio di regime”.
“Nonostante la sua popolarità a Capitol Hill, gli stessi iraniani si sono opposti in modo schiacciante al MEK, a causa del suo sostegno all’invasione del Paese da parte di Ṣaddām Ḥusayn negli anni ’80, del suo coinvolgimento negli attacchi all’interno dell’Iran e della sua stessa ideologia autoritaria”, spiegano Lacy e Hussain. Oggi, il MEK sembra godere di grande sostegno da parte dei governi nemici dell’Iran, ma ha ben poco appeal presso il popolo iraniano, tanto che le manifestazioni convocate dall’organizzazione vedono quasi sempre la partecipazione di stranieri e di persone che ricevono un compenso per prendervi parte, mentre le azioni terroristiche hanno allontanato l’opinione pubblica di molti Paesi dal movimento, che chiede la fine dei finanziamenti occidentali al MEK.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog