Ormai da tempo Bruxelles è tornata ad assediare l’Italia sulla ratifica del Mes – il Meccanismo europeo di stabilità istituito nel 2012 con la funzione di prestare assistenza ai Paesi in difficoltà finanziaria – trovando una sponda perfetta nei partiti di opposizione che sono riusciti a far inserire nel calendario della Camera la discussione sulla proposta di legge per la ratifica del discusso strumento finanziario, prevista per il 30 di giugno. Per il via libera del Mes riformato, infatti, manca solo l’Italia che nel 2021 ha firmato l’intesa, ma non l’ha mai ratificata, soprattutto per la contrarietà dei partiti di centrodestra, attualmente al governo. Dopo la sconfitta alle elezioni amministrative del centrosinistra, qualcuno sospetta che si tratti di una manovra politica per mettere in difficoltà il governo sul fronte europeo, specie se si considera che l’esecutivo ha votato lo scorso novembre una mozione che impegna la maggioranza a non ratificare il cosiddetto “fondo salvastati”. Durante la conferenza dei capigruppo di Montecitorio, infatti, la presidente dei deputati del Pd, Chiara Braga, ha chiesto e ottenuto l’impegno a inserire «nell’ultima data utile di giugno la ratifica del Mes». Si tratta di una «nostra richiesta, sostenuta anche dalle altre forze di opposizione», ha detto Braga.

La contrarietà a ratificare il Mes da parte di alcuni partiti nasce dal fatto che a fronte di cospicui versamenti dei singoli Stati membri nel fondo – l’Italia ha versato circa 14 miliardi – in caso vi si dovesse ricorrere per difficoltà finanziarie, i Paesi maggiormente indebitati si dovranno sottoporre a condizioni e vincoli severi, tanto da giudicare il meccanismo una sorta di commissariamento mascherato. Inoltre, la concessione dei fondi sarà sotto forma di prestiti per la linea cosiddetta «a condizionalità rafforzata»: in quest’ultimo caso, a differenza che per la «linea precauzionale», è previsto un programma di aggiustamento macroeconomico, specificato in un apposito memorandum. Nonostante le potenziali insidie che hanno indotto alcuni partiti ad ostacolarne la ratifica, la Commissione europea e i partiti di minoranza esercitano sempre più pressioni affinché l’Italia approvi la riforma, in quanto senza la ratifica di Roma, lo strumento non può funzionare nella sua forma aggiornata.

In sede europea, l’Italia è impegnata nella partita della rimodulazione del Pnrr, oltre che nella più ampia revisione delle regole del Patto di Stabilità. Per questo si fa strada l’ipotesi che il governo voglia usare la carta della ratifica del Mes come contropartita per ottenere condizioni favorevoli sugli altri dossier. Un’ipotesi, tuttavia, smentita dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che ha affermato che il governo non sta usando il freno alla ratifica come arma di «ricatto». Giorgetti si è detto fiducioso e «realisticamente convinto che comunque una soluzione si troverà».

Dal canto loro, le opposizioni si sono dichiarate soddisfatte per la calendarizzazione della discussione d’aula: «finalmente la Camera si potrà pronunciare e il governo non potrà più tergiversare. Il nostro paese è chiamato a dimostrare la sua serietà in Europa per il rispetto degli impegni presi. Ne va della credibilità dell’Italia e della stabilità dell’intera zona euro», ha detto il deputato dem Piero De Luca, capogruppo in commissione Politiche Ue. Mentre il capogruppo di Azione-Iv, Matteo Richetti, ha aggiunto di voler andare in fondo su questa battaglia necessaria a non far perdere credibilità all’Italia».

Al momento, il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha manifestato l’impegno a calendarizzare per fine giugno la discussione parlamentare sulla proposta di ratifica, ma si attende ancora la conferma della data in questione, considerando anche che dalla discussione all’esame vero e proprio con il voto degli emendamenti e degli articoli può passare ancora diverso tempo. In ogni caso, l’Italia si trova sempre più stretta tra i partiti di opposizione, da un lato, e da Bruxelles, dall’altro, per approvare il Mes, sebbene le forze di governo – elette dalla maggioranza dei cittadini – si siano sempre dichiarate contrarie a tale strumento finanziario. Si tratta, dunque, dell’ennesimo esempio di mancanza di autonomia decisionale da parte della Penisola, sempre più prona alle decisioni e alla volontà dell’esecutivo comunitario.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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