una relazione della Rete Nazionale Lavoro Sicuro
-RELAZIONE-
Impostare un modello d’intervento per la tutela della salute di lavoratori e lavoratrici nel comparto delle carni del modenese, da sempre contraddistinto da pesanti dinamiche di sfruttamento, ma anche da importanti lotte operaie è stata la finalità della riunione.
La presenza di diversi delegati sindacali, lavoratori nel comparto delle carni, insieme a sindacalisti e operatori Si Cobas e Rete Nazionale Lavoro Sicuro, ha permesso di elaborare una preliminare valutazione su quali siano le principali problematiche proprie del comparto legate a salute/prevenzione/sicurezza.
Stilare un iniziale piano operativo al fine di migliorare le condizioni di lavoro, tutelando le aspettative di vita e salute dei lavoratori e delle lavoratrici è il compito che ci siamo proposti.
I principali problemi individuati che, in seguito, verranno analizzati più nel dettaglio sono:
- l’insostenibilità del carico lavorativo, dei ritmi imposti e della frequenza delle operazioni.
- C’è un conflitto tra fornitori di manodopera che pagano i lavoratori a ore – come da contratti stipulati – e l’azienda con la quale i fornitori hanno accordi di produzione legati alla quantità di carne lavorata, di conseguenza l’aumento dell’intensità di lavorazione è giustificato per il raggiungimento di quel tot di produzione necessario a pagare i dipendenti;
- I lavoratori che si occupano dello scarico della carne dai camion frigo riportano di spostare pesi fino anche ai 60 kg, si tratta di un lavoro poco pagato, in quanto meno qualificato, ma sottoposto a ritmi incalzanti – l’arrivo dei camion è continuo – quando non c’è il camion ci si occupa della ‘scorta’ da caricare sul nastro, non ci sono
- Si sospettano alterazioni nella velocità dei nastri dove scorre la carne e dove i lavoratori – con diverse mansioni e retribuzioni – svolgono differenti operazioni caratterizzate da un ritmo sostenuto e un’eccessiva
- La velocità delle operazioni sul nastro, la frequenza delle operazioni, l’uso di lame determina possibili rischi di ferimento, infatti si sono verificati numerosi
- le temperature negli ambienti di lavoro sono troppo basse; ci sono flussi di aria fredda che colpiscono direttamente i lavoratori e le lavoratrici; ci sono situazioni di stress termico anche dovute al transito in ambienti con temperature diverse, sino a 38 gradi di differenza; l’abbigliamento fornito dall’azienda non risulta
- Le modifiche apportate da un’azienda sui flussi d’aria fredda non hanno risolto il
- Si sospettano possibili alterazioni nella misurazione della temperatura negli
- La sudorazione dovuta al lavoro aggrava lo stress
- pause rese impossibili e non adeguate allo stress termico e all’intensità di lavoro tra le altre cose, i lavoratori non posso fare la pausa ‘sigaretta’ senza uscire dall’impianto, ciò comporta che, dato il poco tempo, debbano uscire con gli abiti di lavoro a rischio di ricevere richiami e
- assenza di un adeguato monitoraggio della salute dei lavoratori e delle lavoratrici da parte del medico
- Diversi lavoratori riportano di occuparsi privatamente di problemi di salute correlati al
- Si evita di rivolgersi al medico competente per la paura che un problema di salute possa compromettere il lavoro o sia utilizzato in funzione
- Alcuni non sono messi a conoscenza di dover sottoporsi alle visite del medico aziendale, c’è chi riporta di averla svolta solo due volte in sei anni di
- In un’azienda, in particolare, le visite si svolgono in un
- prassi di occultare gli incidenti sul lavoro quando
- Tra gli altri, un lavoratore ha avuto un richiamo disciplinare per abbandono del posto di lavoro, perché aveva accompagnato un collega ferito al pronto soccorso visto che nessun altro se ne
- In alcuni impianti pare non esserci la dotazione necessaria per il primo
- La sorveglianza sanitaria è inesistente o
- le problematiche di salute riportate dai lavoratori riguardano soprattutto patologie muscolo-scheletriche, in particolare schiena e arti superiori, lesioni da sforzo o legate all’uso di lame, traumi di vario tipo, malattie
Le condizioni di ricatto nelle quali sono costretti lavoratori e lavoratrici, dentro e fuori dal lavoro, sono già di per sé motivi di rischio per la salute.
Spesso le esposizioni a situazioni di rischio, come può essere lavorare costantemente in un freddo eccessivo e prolungato nel tempo, sono ‘indennizzate’ tramite un aumento salariale, monetizzando anche il danno che determinano. In questo modo si consolida una situazione d’invivibilità nel luogo di lavoro che continua a consumare i corpi, senza tregua, rende vulnerabili le persone con il passare del tempo.
È fondamentale tutelare e promuovere una migliore e più lunga aspettativa di vita e salute, altrimenti ciò che si guadagna ora va a discapito del domani. È dunque necessario costruire, pezzo per pezzo, il supporto ad azioni di miglioramento che risultino credibili e non abbiano ripercussioni sullo status quo salariale. È indispensabile coinvolgere lavoratori e lavoratrici in questo processo – le proposte senza la loro forza, rimangono legate al palo – sottolineando l’importanza di integrare il livello sindacale a quello sanitario in una piattaforma articolata a difesa della salute.
Se i ritmi insostenibili vanno di pari passo a un mancato incremento di manodopera tarato alla quantità di lavoro da svolgere – ciò va a vantaggio dei padroni e a grave discapito della salute di lavoratori e lavoratrici – e a parità di salario, si dovrebbe allora lavorare di meno.
Si devono porre degli obiettivi intermedi di miglioramento perché un ottenimento anche parziale di risultati darebbe forza ai nostri propositi più ambiziosi.
È necessaria un’azione contestuale che comprenda tutto il comparto carni, rendendo le richieste più forti anche dal punto di vista contrattuale – le rivendicazioni non possono essere limitate a una singola azienda, ciò determinerebbe diseguaglianze tra lavoratori e lavoratrici del distretto e offrirebbe alibi ai padroni.
In quest’ottica devono essere integrate le azioni ricavate dalla pratica dei gruppi omogenei, grazie ai quali, i lavoratori e le lavoratrici riuniti per tipologia di mansione, in ogni stabilimento, possano far emergere nel dettaglio i diversi impatti fisici del lavoro, gettando le basi per operare generalizzazioni che tengano conto di un’analisi diffusa a tutto il comparto.
Si è, dunque, deciso di convocare delle assemblee preliminari con lavoratori e lavoratrici in diversi stabilimenti perché ci sia una condivisione del processo e degli obiettivi, per poi programmare il lavoro con i diversi gruppi omogenei ed elaborare piani di miglioramento, avendo a mente le iniziali proposte operative emerse da questo incontro. In sintesi:
- cercare di operare dei monitoraggi indipendenti su temperatura, velocità dell’aria e velocità dei nastri. In generale, tradurre le soggettività e percezioni di lavoratori e lavoratrici con strumenti di valutazione più oggettivi per essere maggiormente preparati nelle diverse sedi di confronto e su un piano sindacale;
- ottenere le relazioni annuali dei medici competenti e confrontarle con quanto emergerà dai gruppi omogenei;
- sviluppare una metodologia per monitorare e far applicare i limiti previsti per la movimentazione manuale dei carichi e per i ritmi di esecuzione delle diverse operazioni;
- promuovere la creazione di un registro dei mancati incidenti;
- elaborare una metodologia comune per svolgere i gruppi
26 maggio 2023 : ARRIVARE IL GIORNO PRIMA
1° anniversario della RETE NAZIONALE LAVORO SICURO
Un anno fa –dall’impulso dello storico nucleo dei macchinisti delle ferrovie- è nata la RETE NAZIONALE
LAVORO SICURO ; l’anniversario cade in un momento tragico per la vita delle persone e per l’ambiente; si è giunti al disastro in diverse aree del territorio italiano anche se concentrato in E-R perché sono fallite: la prevenzione primaria , quella secondaria e quella terziaria; alla luce delle esperienze passate (dal Vajont alla funivia del Mottarone , alla strage di Viareggio) ERAVAMO BEN CONSAPEVOLI CHE IL CRITERIO DI “ARRIVARE IL GIORNO PRIMA” NON AVESSE IMPORTANZA SOLTANTO NEI LUOGHI DI LAVORO MA FOSSE DA ESTENDERE AI LUOGHI E AL TEMPO DI VITA.
Con modestia ma con tenacia stiamo continuando a lavorare pur dovendo prendere atto che abbiamo
realizzato poco rispetto ai nostri programmi ; un lavoro certo da “formichine” ma lucido, costante e nella direzione giusta:
- Abbiamo contattato e siamo stati contattati da centinaia di lavoratori/lavoratrici per quesiti, scambio reciproco di informazione e conoscenze, usando con efficacia anche webinars su temi specifici (come quello del ruolo del “medico competente” che noi ,al momento, dobbiamo definire
–non per polemica ma per obiettività materiale e giuridica-“medico di fiducia del padrone”)
- Abbiamo organizzato seminari tematici ( LA CARTA DI BERTINORO)
· Abbiamo aperto sportelli SALUTE/LAVORO con i quali abbiamo avuto conferma del tremendo impatto delle condizioni del lavoro schiavistico e costrittivo sulla salute psicofisica di lavoratrici e lavoratori
- Abbiamo sostenuto istanze, ricorsi e procedure per ottenere risarcimenti (che non saranno mai equi e sufficienti ma che , quando vengono a mancare, al danno si aggiunge la beffa ;
SEGNALIAMO IL “CASO” DI UN LAVORATORE DICHIARATO “NON ESPOSTO AD AMIANTO” DALLA CORTE DI APPELLO DI BOLOGNA CHE è RISULTATO PORTATORE DI MESOTELIOMA ! ANCORA
OGGI IN “ATTESA” DI RICONOSCIMENTO INAIL/INPS : “caso” emblematico ma si tratta della punta dell’iceberg delle violenze che i lavoratori subiscono dai padroni ed anche spesso dalle istituzioni che dovrebbero garantire i loro diritti costituzionali
- Abbiamo promosso o partecipato a incontri pubblici : RAVENNA in occasione dell’anniversario della strage della Mecnavi, a Monfalcone, Cesena, Trieste, Bassano del Grappa, Treviso
- Abbiamo aderito alla RETE 6 DICEMBRE nata per non dimenticare la strage della Tyssenkrupp e per creare sinergie tra lavoratori ed associazioni sul terreno della prevenzione e della salute
- Abbiamo aderito alla iniziativa di respiro nazionale a sostegno della mobilitazione per il processo riguardante la morte sul lavoro del giovane Mattia Battistetti a Montebelluna ; il processo è ancora in corso e la prossima seduta è prevista a Treviso per il 3 luglio; intanto si è realizzato un rapporto di solidarietà umana e di vicinanza con i coraggiosi e altruisti familiari di Mattia e con tanti altri compagni e gruppi di base che stanno partecipando alla mobilitazione; grazie ai contatti è emersa
la opportunità di mobilitazione all’inizio di giugno a Vicenza per denunciare gli effetti della esposizione a Pfas degli operai che hanno lavorato nella fabbrica incriminata
- ABBIAMO ADERITO , pur non potendo garantire la nostra presenza fisica, alla manifestazione del 6 maggio a Ravenna contro il progetto del rigassificatore; adesione non estemporanea in quanto già nell’ottobre abbiamo inviato alla Regione E-R le osservazioni a sostegno della nostra contrarietà al progetto e alla politica energetica fondata sulle fonti fossili ; ovviamente non abbiano ricevuto
nessuna controdeduzione dal commissario Bonaccini ma siamo consapevoli che si trattasse di procedura di “democrazia formale”; LE ALLUVIONI DI MAGGIO CONFERMANO DRAMMATICAMENTE CHE SE I PROBLEMI VENGONO RIMOSSI POI NON C’E’ DIFESA CONTRO DISASTRI CHE QUALCUNO SI OSTINA A CHIAMARE “CALAMITA’ NATURALI”
- Abbiamo sostenuto e continueremo a sostenere (PROSSIMO, NONO, SCIOPERO 8-9 GIUGNO 2023) la indomita e tenace lotta dei ferrovieri CMC CARGO; UNA LOTTA CHE HA ESATTAMENTE LE STESSE FINALITA’ DELLA RETE: LA SALUTE E LA SICUREZZA DEI LAVORATORI CHE SI RIVERBERA IN SICUREZZA PER TUTTI COME CI RICORDA LA STRAGE FERROVIARIA DI VIAREGGIO
- ABBIAMO AVVIATO in proficua collaborazione con SI.COBAS la prassi dei GRUPPI OPERAI OMOGENEI, una della pratiche più importanti per la autodifesa della salute dei lavoratori nata dalla forza del movimento operaio degli anni sessanta – settanta, pratica “messa in naftalina” da un sistema istituzionale di prevenzione che ha teso in questi decenni, sempre di più, ad una sorta di
“equidistanza” nel conflitto tra capitale e lavoro come se la Costituzione e la legge di riforma sanitaria del 1978 e lo stesso Statuto dei lavoratori, non conferissero a questi organismi il mandato prioritario di difesa della salute a cui gli interessi economici privati devono essere subordinati e non viceversa
- Su questo tema molto delicato (rapporti tra lavoratori e organi di vigilanza) stiamo cercando di sviluppare una azione di pressing chiara e trasparente ; intendiamoci : molto spesso i lavoratori hanno maturato un atteggiamento di sfiducia nei confronti dei servizi di vigilanza arrivando alla conclusione di essere “soli” nel conflitto col padrone; questo vissuto dei lavoratori è comprensibilissimo in quanto, soprattutto in certe aree regionali (purtroppo molto estese) gli
interventi della vigilanza sono stati aleatori , inefficaci, troppo focalizzati e privi di una visione di insieme; si tratta però di non dare per scontato lo status quo e di richiamare gli enti ispettivi a svolgere con efficacia i loro compiti istituzionali tanto più nelle situazioni di maggiore vulnerabilità e ricatto padronale in cui i lavoratori dovessero trovarsi; su questo terreno stiamo affiancando i lavoratori nella formulazione delle loro segnalazioni agli organi di vigilanza e nel monitoraggio delle modalità di gestione degli interventi successivi
- Infine nel nostro lavoro pur defatigante e impegnativo, non mancano le lacune: abbiamo ipotizzato interventi mediati da una trasmissione radiofonica (fondamentale per raccogliere le segnalazioni del “giorno prima” ) ma su questo progetto siamo francamente a zero; abbiamo ipotizzato la produzione di materiali informativi da redigere, anche in varie lingue, assieme ai lavoratori , da divulgare: siamo molto indietro (salvo uno sporadico intervento su salute lavorativa rivolto a immigrati presso la scuola Penny Wirton) ; piuttosto che “lacuna” è invece “lavoro incompiuto” la ipotesi di costruire una MAPPA DEGLI EVENTI MORTALI ACUTI E DIFFERITI NEL TEMPO, avremo modo a breve tuttavia di focalizzare il progetto; ancora: abbiamo una battuta d’arresto sui
“tentativi” di costituzione di part civile (corsa ad ostacoli, approfondiremo in altra sede).
In conclusione : riteniamo valido il progetto nato a Modena il 26 maggio 2022; le gambe su cui marciare sono ancora fragili MA LA DIREZIONE E’ GIUSTA.
Facciamo appello a quanti (fin dall’inizio abbiamo detto che ci rivolgiamo a chi fa rifermento alla nostra visione politica “operaista” MA ANCHE A TUTTI GLI “ONESTI”) sono già entrati in contatto con noi a insistere, resistere, allargare “il giro” e continuare ad essere “portatori si speranze collettive” per :
- garantire uguale speranza di vita, salute e benessere a tutti (compreso chi tenta di sbarcare da una scialuppa pericolante e chi viene bombardato e massacrato per conflitti intracapitalistici o di altra natura e comunque estranei alla affermazione del “bene comune” ); Il NOSTRO LAVORO E’
ANCHE CONTRO LA GUERRA E PER LA PREVENZIONE DEI CONFLITTI BELLICI MA DOBBIAMO ESTENDERLO AL BOICOTTAGGIO DELLE PRODUZIONI DI MORTE !
- arrivare IL GIORNO PRIMA DELLA CADUTA DALL’IMPALCATURA E/O DELL’ALLUVIONE. Se le nostre “gambe” saranno più forti avremo più speranze di un futuro
Vito Totire, portavoce RETE NAZIONALE LAVORO SICURO via Polese 30 40122-Bologna Altri referenti : Savio Galvani, Ezio Gallori, Francesco Cappuccio, Davide Fabbri
Bologna, 26.5.2023
https://www.labottegadelbarbieri.org/lavoro-sicuro/