Il concetto di servitù volontaria non spiega tutto. La corsa alla santificazione di Berlusconi che vede pienamente coinvolto il PD e i suoi ex rami, tradisce una profonda inconsistenza politica.
Il PD e la santificazione di Berlusconi
Per trovare una voce contro la sciagurata santificazione di queste ore abbiamo dovuto aspettare Rosy Bindi (“Evasore fiscale, iscritto a una loggia eversiva, ha assunto “lo stalliere” affiliato alle cosche. Non ha avuto alcun rispetto per lo Stato.”)
Persino D’Alema si è lanciato in lodi sperticate sull’umanità, sulle “innovazioni” (ma quali?) del personaggio, seguito da Letta e dai suoi messaggi di affetto, amicizia e fair play. Elly Schlein, dal canto suo, si è presentata in completo nero, ovvero in armocromia per la giornata di lutto.
Ma perché? Nessuno li obbliga a questa ipocrita pagliacciata. E anche il concetto di servitù volontaria mi pare che non spieghi tutto. Credo piuttosto che la corsa alla santificazione tradisca una profonda inconsistenza politica, un disorientamento estremo, una disperata e totale assenza di riferimenti.
E parlo di riferimenti non solo ideologici od organizzativi, ma anche di punti concreti di aggancio alla società, agli interessi reali di quella parte di Italia che chiede progresso sociale, redistribuzione, fine dei privilegi dei ricchi.
Tra l’altro, fateci caso, nessuno fa mai riferimento all’azione politica concreta di Berlusconi. L’ipocrisia non riguarda solo le continue sbandate oltre la soglia della legalità dell’ex presidente del Consiglio.
L’ipocrisia riguarda la totale assenza di discussione delle politiche retrive e profondamente di destra di cui è stato autore.
* Per gentile concessione di Paolo Desogus