Le seconde elezioni consecutive in Grecia hanno consegnato il premio di maggioranza ai conservatori del primo ministro Mītsotakīs, ma hanno anche fatto registrare un ulteriore aumento dei consensi per i comunisti.
Dopo la mancata formazione di una maggioranza alle elezioni di maggio, il primo ministro greco Kyriakos Mītsotakīs aveva prevenuto che avrebbe fatto ricorso a nuove elezioni, puntando su una discutibile legge elettorale che quasi certamente gli avrebbe consegnato il premio di maggioranza. I piani del leader di Nuova Democrazia (Νέα Δημοκρατία; Néa Dimokratía, ND) sono effettivamente andati secondo quanto sperato, visto che la formazione conservatrice ha ottenuto il 40,56% delle preferenze, risultando di gran lunga il primo partito del Paese.
Come detto, il successo di Mītsotakīs si basa tutto sulla legge elettorale, visto che in termini di consensi i risultati di ND sono rimasti stabili rispetto a maggio, quando aveva ottenuto il 40,8%. Ma, grazie al premio di maggioranza, il partito di centro-destra ha questa volta ottenuto 158 seggi sui 300 che compongono l’emiciclo di Atene, garantendosi la possibilità di governare senza dover stringere alleanze con altre formazioni.
Il premio di maggioranza per Nuova Democrazia significa anche una perdita di seggi da parte delle altre forze politiche, a partire da Syriza (Συνασπισμός Ριζοσπαστικής Αριστεράς – Προοδευτική Συμμαχία; Synaspismós Rizospastikís Aristerás – Proodeftikí Simachía; Coalizione della Sinistra Radicale – Alleanza Progressista), la principale formazione di opposizione, guidata dall’ex primo ministro Alexīs Tsipras. Anche in questo caso, Syriza ha ottenuto quasi esattamente la stessa percentuale di maggio, raggiungendo il 20,7% delle preferenze, ma i suoi seggi sono scesi da 71 a 48, come conseguenza del “regalo” per il partito di governo.
Al terzo posto troviamo il partito del centro-sinistra tradizionale, il PASOK (Πανελλήνιο Σοσιαλιστικό Κίνημα – ΠΑΣΟΚ; Panellinio Sosialistiko Kinima; Movimento Socialista Panellenico), che sotto l’egida della coalizione PASOK-KINAL e con la nuova leadership di Nikos Androulakis si conferma ben al di sopra della soglia del 10%, con l’11,84% delle preferenze e 32 deputati, nove in meno rispetto a quelli ricevuti a maggio.
Positivo il riscontro per il Partito Comunista di Grecia (Κομμουνιστικό Κόμμα Ελλάδας; Kommounistikó Kómma Elládas, KKE), che si conferma come la quarta forza politica del Paese. I comunisti hanno leggermente incrementato le proprie preferenze, passando dal 7,06% di maggio al 7,69% e ricevendo circa 400.000 voti in più, ma hanno dovuto scontare una perdita di sei scranni, eleggendo venti deputati. Si tratta comunque del miglior risultato ottenuto dal KKE da quell’8,5% del maggio 2012, e di un numero di deputati superiore rispetto ai quindici delle elezioni del 2019.
“Nonostante questa legge elettorale iniqua, che intensifica i dilemmi della popolazione, e il fatto che molti lavoratori, a causa della stagione turistica, siano lontani dal luogo in cui esercitano il loro diritto di voto, il KKE ha ottenuto un nuovo aumento del suo percentuale”, si legge sul sito ufficiale del KKE. “Di particolare importanza è l’ulteriore crescita del KKE nei quartieri operai e popolari di Atene, Pireo, Salonicco e altre grandi città”.
“Ringraziamo le migliaia di elettori che hanno rafforzato il KKE con i loro voti, le persone con cui abbiamo combattuto la battaglia per il rafforzamento elettorale del KKE in queste elezioni”, ha commentato Dīmītrios Koutsoumpas, leader dei comunisti greci. “È chiaro dal risultato di oggi che il voto per il KKE non è circostanziale o occasionale. Dimostra l’esistenza di legami militanti nei luoghi di lavoro, nei quartieri, nei villaggi, nei luoghi della salute, dell’istruzione e della cultura. Questi legami sono forti e devono essere ulteriormente rafforzati”.
Oltre ai quattro partiti principali, nel parlamento di Atene saranno presenti altre quattro formazioni politiche. La più sorprendente è stata certamente il partito di estrema destra Spartani (Σπαρτιάτες; Spartiátes), che, dopo non aver partecipato alle elezioni di maggio, ha raggiunto il 4,63% delle preferenze, eleggendo dodici deputati. Stesso numero di rappresentanti per Soluzione Greca (Ελληνική Λύση; Ellinikí Lýsi), altro partito della galassia dell’estrema destra nazionalista, con il 4,44% delle preferenze, così come a destra di colloca il Movimento Patriottico Democratico – Vittoria (Δημοκρατικό Πατριωτικό Κίνημα – Νίκη; Dimokratikó Patriotikó Kínima – Níki), che elegge dieci deputati con il 3,69%.
“La presenza in Parlamento di parlamentari di estrema destra e fascisti è senza dubbio un altro sviluppo negativo di queste elezioni. Si dimostra ancora una volta che le radici del nazi-fascismo sono da ricercarsi nel sistema borghese e statale e sono profonde; ci sono vari centri e interessi che li sostengono. Dopotutto, questo sistema di sfruttamento decaduto dà origine al nazi-fascismo”, ha commentato Koutsoumpas. “Si conferma che il fascismo-nazismo, per sua natura, non può essere affrontato da alcuni provvedimenti legislativi, che di fatto aprono strade pericolose. È una questione che riguarda il movimento operaio-popolare. Il KKE continuerà a lottare in questa direzione, come ha fatto per tutto il periodo precedente”.
A sinistra, invece, la novità è rappresentata da Rotta di Libertà (Πλεύση Ελευθερίας; Plefsi Eleftherías), formazione creata da Zōī Kōnstantopoulou, fuoriuscita da Syriza nel 2015, in grado di eleggere otto deputati con il 3,17% dei consensi. Ancora una volta, infine, non supera la soglia di sbarramento del 3% MeRA25 (Μέτωπο Ευρωπαϊκής Ρεαλιστικής Ανυπακοής; Μétopo Evropaikís Realistikís Anypakoís; Fronte della Disobbedienza Realistica Europea) dell’ex ministro delle Finanze Gianīs Varoufakīs, ferma al 2,5%.
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