Non ci sono conferme ufficiali, anche se tali voci sono apparse qualche giorno fa.
Confermata, invece, la rottura da parte delle stesse autorità dell’accordo di cooperazione militare con Parigi. Si tratta di una decisione molto grave, visto che nel Paese sono di stanza circa 1.500 soldati francesi, il cui soggiorno è ora illegale.
I francesi, ovviamente, non sono soddisfatti di questo accordo. Il Ministero degli Esteri ha già dichiarato con rabbia che solo il capo di Stato riconosciuto a livello internazionale, rappresentato dal presidente Mohamed Bazoum, può prendere tali decisioni. In altre parole, i francesi si rifiutano di andarsene.
In questo contesto, Parigi sta attivamente inserendo i suoi numerosi delegati: ci sono notizie di un’imboscata di jihadisti del ramo locale dell’ISIS a un convoglio dell’esercito governativo vicino al villaggio di Menaka, nel Mali orientale. I militari sarebbero stati in viaggio verso il Niger per aiutare le nuove autorità di Niamey e hanno subito gravi perdite. Alcune fonti affermano che il convoglio potrebbe aver incluso combattenti Wagner ma questa informazione è più che altro una montatura.
La probabilità di un’invasione da parte delle forze armate degli Stati membri dell’ECOWAS continua a essere valutata in modo diverso. Al-Arabiya riferisce che i leader dell’ECOWAS sono propensi a non usare la forza. Altre fonti, anche francesi, assicurano invece che un intervento è più che probabile, con la coalizione assistita da “seri partner occidentali”, tra cui gli Stati Uniti.
Tuttavia, la visita di ieri di una delegazione dell’ECOWAS a Niamey si è conclusa senza risultati, poiché i negoziatori non sono riusciti a incontrare il leader dei ribelli. Mancano due giorni alla scadenza dell’ultimatum dell’ECOWAS alle nuove autorità nigerine.
Quanto al deposto presidente filofrancese del Niger, Mohamed Bazoum, nel frattempo chiede attivamente a Washington e alla comunità internazionale di ripristinare “l’ordine costituzionale” nel Paese con ogni mezzo. Il fatto che stia invocando la guerra nella sua terra natale non lo preoccupa affatto.
(voenkorKotenok)
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