Il grande capitale è impersonale, adora la fluidità e lo sradicamento, e quindi è moderno e progressista. La società che si sta preparando è incompatibile con la democrazia
Il progressismo è l’ultima trasformazione del capitalismo
Il risparmio di CO2 sulle emissioni mondiali che verrà guadagnato con le ristrutturazioni energetiche delle abitazioni sarà risibile. Eppure perché la UE ne ha fatto un caposaldo della sua politica?
Forse perché ha a che fare con la trasformazione capitalistica che scorre inesorabile sotto i nostri occhi. Il capitalismo è sempre stato governato dalla spinta alla concentrazione e centralizzazione. Il pesce grosso ha ininterrottamente mangiato il pesce piccolo, al più sputandone le lische.
Oggi il mito dell’efficienza gestionale è alla base di tutti i processi di accentramento aziendale. Non solo la narrazione dominante è riuscita a far passare come senso comune che il privato è più efficiente del pubblico, ma che il privato, più grande è, meglio e in modo più economico gestisce i servizi e le produzioni.
Il fatto inedito e anche inaspettato è stata la conversione delle forze politiche della sinistra a questo modello di business. Quando con i lockdown chiudevano le piccole attività il mondo della sinistra insensatamente applaudiva, salutando come progresso il cannibalismo del grande capitale sul piccolo. Via i bottegai, dentro le catene e i negozi grandi firme.
Perché i bottegai sono conservatori e magari sperano di trasferire la botteguccia ai figli, mentre il grande capitale è impersonale, adora la fluidità e lo sradicamento, e quindi è moderno e progressista.
Non facciamoci illusioni, il “progressismo” è il carburante indispensabile a far girare il motore del capitalismo dei nostri giorni, che ama gli spazi senza confini, i grandi mercati di consumatori omologati che nulla possiedono e in tutto dipendono dall’alto.
La sinistra attuale, come un Cireneo, si è addossata il peso di questa croce della Storia, traghettando sulle proprie spalle il potere del nuovo capitalismo verso la sponda del completo controllo della società.
Le forze politiche che comandano nella UE – compreso il PD italiano – sono le più coerenti e organiche al processo di centralizzazione dei nuovi capitali. Sotto forma di banche sempre più grandi, corporations sempre più ramificate, multinazionali che gestiscono i servizi idrici e energetici oppure i trasporti.
La destra ha meno responsabilità storiche perché non governa l’Europa, ma certamente sotto la vernice del sovranismo nazionale cova progetti non molto diversi.
L’obiettivo della sinistra dopo Blair e Clinton non è stato il superamento della proprietà privata, ma la sua concentrazione in un numero sempre più ristretto di mani, in cambio di un qualche potere di vassallaggio locale.
Il ruolo della UE, è esattamente questo: essere il comitato d’affari non più della borghesia – vecchio ciarpame ottocentesco – ma di ristretti circoli di potere finanziario e economico che dopo avere spogliato i cittadini di ogni bene li tengono assoggettati in condizioni di assoluta impotenza e dipendenza.
Per tornare all’inizio di queste considerazioni va detto che anche la vincolante obbligatorietà degli interventi green sulle abitazioni private sembra fatta apposta per sconvolgere il mercato immobiliare, costringere moltissimi piccoli proprietari a vendere e concentrare in questo modo la disponibilità degli alloggi in un numero ristretto di grandi proprietà che faranno il bello e cattivo tempo in fatto di necessità abitative.
Questa trasformazione epocale della società, con la definitiva affermazione dei capitali centralizzati, radicalizzerà con durezza la segmentazione della compagine sociale, mettendo in discussione le forme di governo democratico che conosciamo. La società che si sta preparando è incompatibile con la democrazia.
La plebe dei senza lavoro, senza casa, senza sanità, senza previdenza, non sarà popolo e neppure proletariato. La sinistra ha sulla coscienza questo fallimento storico.