“Le sirene hanno suonato in tutta la Russia e le stazioni televisive hanno interrotto la normale programmazione per trasmettere avvertimenti nell’ambito di un’esercitazione volta a testare la prontezza dei servizi di emergenza”. Così USnews del 4 ottobre.
Test di emergenza in simultanea
“Poche dopo l’ora di pranzo del 4 ottobre, ogni cellulare e ogni televisione dell’America invierà un segnale acustico e un messaggio. È un test del sistema americano di allarme di emergenza e dei sistemi di allarme di emergenza wireless, programmi gestiti a livello federale che avvisano la popolazione in caso di disastri nazionali come, ad esempio, un attacco nucleare”. Così l comunicato ufficiale della FEMA, l’Agenzia per le emergenze degli Stati Uniti.
Un allarme generale parallelo e simultaneo in Russia e Stati Uniti è qualcosa di singolare. Un combinato disposto che registriamo con una punta di inquietudine.
Una guerra nucleare non dovrebbe mai essere combattuta, hanno detto più volte i leader dei due Paesi. Evidentemente, tale possibilità, benché remota, non viene esclusa.
Il punto è che sono saltate tutte le garanzie fornite in passato dai trattati internazionali che imponevano limitazioni e vigilanza reciproca sulle armi nucleari, accordi stracciati durante la presidenza Trump su pressione di neoconservatori e liberal, cioè gli stessi ambiti che stanno alimentando la guerra ucraina.
Chiudere la guerra evitando ulteriori follie
“La Russia viene spinta attivamente verso la Terza Guerra Mondiale”, ha affermato ieri l’ex presidente russo Dmitrj Medvedev, al quale è stato affidato il compito di dire pubblicamente ciò la leadership russa non può dire per prudenza.
Si ritiene che le ondate di tempesta che si sono abbattute sul mondo a causa della guerra ucraina siano in una fase decrescente. Ma ciò, pur vero (almeno al momento), non elimina i rischi, perché a scatenare la tempesta e ad alimentarla sono stati (e sono) ambiti potenti quanto consegnati alla pazzia.
La guerra è orma persa e lo sanno perfettamente, ma di certo sono tentati di far saltare il tavolo tramite un incidente di percorso ad alto rischio. E ciò perché all’inizio del conflitto non hanno immaginato nessuna exit-strategy virtuosa, essendo sicuri, al solito, di vincere.
Un altro tragico errore che denota mancanza assoluta di contatto con la realtà e la pazzia conseguente: hanno trattato la Russia come fosse l’Iraq o la Libia, d’altronde come tale era percepita all’inizio del conflitto.
Si ricordi, ad esempio, che le “sanzioni infernali” avrebbero sicuramente distrutto la sua “fragile” economia. Sul punto riportiamo due titoli: “I dati mostrano che le nuove sanzioni dell’UE stanno devastando l’economia russa” (dicembre 2022); “Le sanzioni contro la Russia stanno funzionando” (luglio 2022).
Così la politica, per chiudere la guerra – o almeno la fase calda di questa guerra -, dovrà muoversi con estrema cautela onde evitare ulteriori follie