Foto di Rosetta Penna

Giovanni Caprio

La salute del Servizio Sanitario Nazionale peggiora sempre di più a causa di scelte politiche e organizzative che minano il diritto costituzionale alla tutela della salute e spianano la strada alla privatizzazione della sanità. Il nostro SSN risponde sempre più alle leggi di mercato condizionato dall’offerta, attorno al quale ruotano gli interessi di numerosi protagonisti: politica (Stato, Regioni e Province Autonome), aziende sanitarie pubbliche e privatemanager, professionisti sanitari e cittadini, ma anche universitàsocietà scientificheordini e collegi professionalisindacatiassociazioni di pazientiindustria farmaceutica e biomedicale, etc. Un sistema non esente da conflitti di interesse, corruzione, estrema variabilità delle decisioni cliniche, manageriali e politiche e da opportunismo. Un sistema sempre meno controllabile, sempre meno equo e universalistico, sempre meno in grado di “promuovere, mantenere, e recuperare la salute fisica e psichica di tutta la popolazione”. L’Italia si trova ben al di sotto della media europea per quanto riguarda la spesa sanitaria: il rapporto tra spesa sanitaria e Pil si attesta al 9,2% contro una media europea pari al 10,9% e le uscite pro capite invece sono di 2.837 euro, inferiori ai 3.562 euro europei. La spesa sanitaria che proviene direttamente dalle famiglie -al contrario- pesa per il 21,9%, ben al di sopra della media Ue (14,5%).

Non sono pochi i motivi – come sottolinea la Fondazione GIMBE – che nell’arco di questi ultimi decenni hanno minato le basi del nostro SSN: “Le mutate condizioni demografiche, economiche e sociali, l’introduzione sul mercato di false innovazioni tecnologiche, la modifica del Titolo V della Costituzione, le diseguaglianze regionali nell’erogazione dei Livelli essenziali di assistenza (LEA), le ingerenze della politica partitica nella programmazione sanitaria, il modello di aziende sanitarie come “silos” in continua competizione, la scarsa integrazione professionale, l’evoluzione del rapporto paziente-medico, l’involuzione del cittadino in consumatore di prestazioni sanitarie, l’aumento del contenzioso medico-legale, i conflitti di interesse.”

Occorre però evidenziare, ammonisce GIMBE, come la sostenibilità del nostro SSN non sia esclusivamente legata alla sfera finanziaria: un’aumentata disponibilità di risorse non permette comunque di risolvere cinque criticità ampiamente documentate nei Paesi industrializzati: l’estrema variabilità nell’utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie; gli effetti avversi dell’eccesso di medicalizzazione; le diseguaglianze conseguenti al sotto-utilizzo di servizi e prestazioni sanitarie dall’elevato valore; l’incapacità di attuare efficaci strategie di prevenzione; gli sprechi che si annidano a tutti i livelli.

Tuttavia, sottolinea la Fondazione, “la sostenibilità di un sistema sanitario indipendentemente dalla sua natura (pubblico, privato, misto) e dalla quota di PIL destinata alla sanità, non può prescindere da adeguati investimenti per migliorare la produzione delle conoscenze (knowledge generation), il loro utilizzo da parte dei professionisti (knowledge management) e la governance dell’intero processo per trasferire le conoscenze all’assistenza sanitaria (knowledge translation).” Innovazione che non è però solo un processo o un prodotto che dovrebbe garantire benefici maggiori per la salute e il benessere delle persone, poiché il mercato della salute è continuamente invaso da innumerevoli false innovazioni diagnostico-terapeutiche finalizzate esclusivamente ai profitti dei produttori. Occorrono -al contrario-  disrupting innovations, innovazioni di rottura in grado di segnare una svolta rispetto al passato.

La pandemia COVID-19 ha trovato un Servizio Sanitario Nazionale indebolito da un imponente de-finanziamento, che ha colpito soprattutto il capitale umano, e fortemente condizionato da 21 differenti sistemi sanitari. Durante i mesi terribili della pandemia tutti a dire che occorreva innanzitutto “mettere in sicurezza” e potenziare la Sanità Pubblica e invece stiamo progressivamente assistendo alla dismissione del SSN. Mettere in discussione la Sanità Pubblica significa compromettere non solo la salute, ma soprattutto la dignità dei cittadini e la loro capacità di realizzare ambizioni e obiettivi che, in ultima analisi, dovrebbero essere viste dalla politica come il vero ritorno degli investimenti in sanità, volando alto nel pensiero politico, nell’idea di welfare e nella (ri)programmazione socio-sanitaria. E la stessa grande opportunità offerta dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza rischia purtroppo di essere sprecata.

Dieci anni fa la Fondazione GIMBE lanciò la campagna #SalviamoSSN e oggi, a distanza di 10 anni, promuove una rete civica nazionale per coinvolgere attivamente tutte e tutti nella tutela e nel rilancio del Servizio Sanitario Nazionale per portare avanti questa causa nelle piazze, nelle comunità, nelle scuole, nelle Istituzioni. Una rete che opererà attraverso gruppi regionali di coordinamento, volti a organizzare sul territorio le iniziative della campagna #SalviamoSSN e sarà animata dagli ambassadors, impegnati a promuovere la campagna a livello locale, oltre che da tutte le persone che vorranno aderire. Anche tutte le organizzazioni pubbliche e private sono invitate a sostenere attivamente la campagna.

La rete #SalviamoSSN mira a coinvolgere l’intero Paese attraverso azioni coordinate e partecipazione attiva per difendere e rilanciare il SSN. E’ scaduto il tempo della “manutenzione ordinaria” che ha sgretolato i princìpi di equità e universalismo ed eroso il diritto costituzionale alla tutela della salute. Serve innanzitutto la visione sul SSN che vogliamo lasciare in eredità alle future generazioni, occorre definire quante risorse pubbliche investire per la salute e il benessere delle persone e bisogna attuare coraggiose riforme per condurre il SSN nella direzione voluta. Al di là delle difficoltà di accesso ai servizi, la maggior parte delle persone non ha ancora contezza del rischio imminente: quello di scivolare lentamente ma inesorabilmente, in assenza di una rapida inversione di rotta, da un Servizio Sanitario Nazionale fondato su princìpi di universalità, uguaglianza, equità per tutelare un diritto costituzionale, a 21 sistemi sanitari regionali (anche per colpa dell’Autonomia differenziata del ministro leghista Calderolibasati sulle regole del libero mercato. Sono passati 45 anni da quando il 23 dicembre del 1978 il Parlamento in attuazione dell’articolo 32 della Costituzione approvava il Sistema sanitario nazionale. C’è poco da festeggiare però, visto il sempre più rapido smantellamento della Salute Pubblica e il “deserto sanitario” che avanza. Una deriva che si potrà fermare soltanto se saremo tutte e tutti impegnate/i a difendere una conquista sociale irrinunciabile e per garantirla alle future generazioni.

Qui il Piano di rilancio proposto da GIMBEhttps://www.salviamo-ssn.it/salviamo-ssn/piano-di-rilancio.itIT.html.

Qui per partecipare alla Campagnahttps://www.salviamo-ssn.it/salviamo-ssn/rete-salviamossn.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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