LA GESTAPO DI NETANYAHU HA DI NUOVO ARRESTATO LA COMPAGNA KHALIDA JARRAR, femminista, marxista, parlamentare palestinese..
Libertà per lei e per tutte le migliaia di ostaggi e prigionieri politici che oggi sono nei lager israeliani.

Giorgio Cremaschi Pap UP

FREE KHALIDA JARRAR

Khalida Jarrar è stata arrestata stanotte dall’esercito israeliano.
L’ennesimo arresto indiscriminato e senza processo che Israele sta compiendo verso i leader politici e gli attivisti palestinesi nella Cisgiordania occupata.
La porta della sua abitazione sfondata e Khalida è stata portata per la quinta volta, senza nessun processo, nelle carceri israeliane.

Khalida, socialista e femminista, è membro del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, è stata eletta nel 2006 nel Consiglio Legislativo Palestinese ed è stata la rappresentante palestinese nel Consiglio Europeo. Da sempre impegnata per la liberazione dei detenuti palestinesi, è stata presidente della Commissione Palestinese per i prigionieri e direttrice dell’Associazione Addameer per il sostegno ai prigionieri e i diritti umani.

Abbiamo conosciuto Khalida a maggio all’Università di Ramallah. Quel giorno l’università si vestiva di bandiere rosse: erano in corso le elezioni studentesche, e le attiviste e gli attivisti del FPLP avevano riempito l’Università di cartelli informativi, mostre fotografiche e volantini in preparazione di una grande assemblea nell’auditorium. Sembrava fatto apposta.

Khalida era stata estremamente chiara durante l’incontro che abbiamo avuto: il governo di estrema destra di Benjamin Netanyahu ha smascherato l’azione coloniale di Israele, l’ha posta “sopra il banco”, visibile a tutti. Un’escalation di violenza difficile da affrontare, soprattutto per quanto riguarda le azioni dei coloni nei territori della Westbank, sempre più ammesse e legalizzate dal governo israeliano.

L’attacco alle organizzazioni politiche palestinesi è incessante: più di 5.000 palestinesi sono attualmente detenuti nelle carceri israeliane – e altri sono ancora detenuti nelle carceri gestite dall’Autorità Palestinese su ordine di Israele. “Non possiamo nemmeno fare comizi pubblici che rischiamo che ci vengono a prendere”.

Ma, allo stesso tempo, Khalida riconosceva che la società palestinese continua a organizzarsi in diverse forme: in tutta la Palestina, i sindacati dei medici e degli insegnanti hanno organizzato uno sciopero storico, rivolto sia all’occupazione israeliana che alla complicità dell’Autorità Palestinese. I giovani stavano sventolando in quel momento bandiere rosse all’Università. Una società che, quindi, seppure mostrasse molteplici difficoltà interne ed esterne per un’organizzazione politica di alternativa, era pronta a resistere. Come ci ha detto dal vivo e come ha ripetuto in un’intervista a Jacobin (https://shorturl.at/fiHUZ):

“Stiamo apprendendo che la maggior parte dei giovani palestinesi sta resistendo a modo proprio. C’è ora una resistenza collettiva diffusa e notiamo questo nuovo fenomeno di giovani palestinesi che intraprendono la resistenza da soli, perché vedono e vivono le violazioni quotidiane; perché non c’è speranza per loro. L’occupazione uccide tutto per i palestinesi, uccide la speranza, uccide il futuro. Quindi cosa possono fare? Inoltre, non c’è alcuna punizione per Israele per la violazione dei diritti umani e delle convenzioni umanitarie internazionali. Non vediamo alcuna punizione. Vediamo solo il contrario: la punizione dei palestinesi che cercano libertà e giustizia. […] Per una nuova intifada servono alcuni elementi necessari. Per esempio, servono una leadership collettiva e un’organizzazione di massa. Quello che vedo è che c’è una resistenza continua. Non so se sfocerà in un’intifada o in una lotta armata. Ma la situazione è molto critica. L’occupazione continua ad aumentare la violenza, quindi il popolo palestinese resisterà. […] Quale sarà il nome di questo momento? Non posso dire se sarà un’intifada perché richiede molti elementi che oggi non si trovano, ma c’è una resistenza continua che si sta sviluppando. Verso cosa? Il futuro risponderà.”

Arrestare Khalida vuol dire arrestare un altro ingranaggio dell’organizzazione politica, tagliare le gambe alla resistenza che sta portando avanti il popolo palestinese a Gaza come in tutti i territori occupati. Come nel caso di Munther Amira, l’attivista e protagonista dei movimenti sociali palestinesi arrestato lo scorso 19 dicembre nel Campo profughi di Aida Camp.

Libertà per Khalida, libertà per tutti i prigionieri palestinesi.

Potere al popolo

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