La condotta di guerra di Israele a Gaza può apparire aberrante secondo gli standard legali e morali sbandierati dall’ Occidente cristiano e democratico. Ma la tacita accettazione di questo quasi-genocidio da parte europea ed il sostegno con finto mal di pancia degli Stati Uniti ad Israele raccontano una storia totalmente differente.
Lo studioso delle religioni non può non riconoscere nel comportamento delle forze armate israeliane a Gaza il profilo inconfondibile dell’Herem biblico, il Bando Assoluto del nemico che ne comporta il suo annichilimento, la sua distruzione totale. La Bibbia cristiana e quella ebraica sono piene di brani agghiaccianti, che invocano e descrivono l’Herem: la guerra di sterminio in nome di Dio che esige l’annientamento di tutto ciò che respiri. Uomini donne, bambini, e perfino animali domestici abbattuti nel corso della devastazione di intere città e della riduzione in cenere dei manufatti artistici e culturali del nemico.
La Bibbia racconta la situazione in cui matura uno degli innumerevoli episodi di Herem. Gli israeliti si trovano sperduti in una landa desolata vicina a Gaza, a confronto con gli Amaleciti, il nemico di lingua araba simbolo del male che merita la vendetta e la distruzione complete. Gli Amaleciti devono essere spazzati via, eliminati, perchè hanno ucciso figli di Israele e perché sono una popolazione indigena che deve essere spossessata e cacciata via per decisione divina e per fare spazio a Israele.
Questa inimicizia è alla base del comando dato da Dio a Saul: «Così dice il Signore degli eserciti: Ho considerato ciò che ha fatto Amalek a Israele..Va dunque e colpisci Amalek e vota allo sterminio quanto gli appartiene, non lasciarti prendere da compassione per lui, ma uccidi uomini e donne, bambini e lattanti, buoi e pecore, cammelli e asini. »
L’esitazione di Saul nell’obbedire a questo ordine – egli vuole risparmiare il re Amalek e la sua famiglia – gli costa la regalità e il favore dell’Onnipotente. La tradizione ebraica più tarda così commenta questo evento:
“Egli ricorse allo sterminio di donne e di bambini, e pensava di non agire a questo riguardo in maniera barbara e inumana: innanzi tutto perché [gli Amaleciti] erano nemici che l’avevano minacciato e, in secondo luogo, perché aveva avuto un comando da parte di Dio, che era pericoloso disattendere” (Flavio Giuseppe, Antichità giudaiche, Libro VI, Capitolo 7).
In un mio studio ho calcolato che in diciotto brani di questo tenore, si parla della morte di oltre un milione 200mila persone nel corso di genocidi ed atrocità di massa talvolta descritti nel dettaglio. Anche se le cifre delle perdite possono essere esagerate come quelle delle età dei patriarchi, è chiaro che non si tratta di metafore.
Questi contenuti hanno imbarazzato molti commentatori devoti, alcuni dei quali si sono arrampicati sugli specchi per sminuirne la componente di barbarie, spiritualizzando (cioè banalizzando) fatti spaventosi. Ma già Marcione, teologo del II secolo, si era separato dalla comunità cristiana di Roma ed aveva fondato una sua chiesa che rifiutava il Dio crudele e guerriero del Vecchio Testamento a favore del Cristo tutto amore e fratellanza.
Ho chiesto conto di questa lampante contraddizione tra Vecchio e Nuovo Testamento a preti, vescovi e teologi che ho conosciuto, senza ricevere alcuna spiegazione convincente.
La violenza della Bibbia ha in realtà continuamente prevalso, nei secoli successivi, sul Vangelo, costituendo un modello di persecuzione, soggiogamento e sterminio che ha ispirato le Crociate, le guerre di religione, l’espansione coloniale oltreoceano, il genocidio degli indiani d’ America ed altri crimini fino a Gaza. L’ ispirazione è stata in molti casi letterale. La citazione di brani del Deuteronomio e di altri libri è servita per incitare i soldati a carneficine ed eccidi di massa.
Il messaggio del Vangelo è stato ignorato e disprezzato in primo luogo dalla Chiesa stessa. Il Vaticano dei cattolici è stato simbolo di corruzione e di violenza lungo l’intera epoca moderna, mentre i pastori protestanti hanno benedetto tutte le nefandezze europee nel Nuovo Mondo. Si è dovuti arrivare al ventunesimo secolo per trovare un Papa che condanna la guerra in quanto tale, senza se e senza ma, in accordo con lo spirito e con la lettera del Vangelo.
È vero che la tradizione occidentale della guerra è variegata, includendo le guerre di conquista, di conservazione dello status quo e le guerre imperiali. Ma al fondo di ogni guerra c’è sempre stata, e c’è, l’opzione dell’ Herem. Dell’annientamento puro e semplice del nemico, a dispetto degli stessi scopi iniziali del conflitto. Ed è stato proprio il maggiore studioso della guerra occidentale, Von Clausewitz, ad ammonirci che “l’introdurre un principio di moderazione nella guerra è una vera assurdità”.
Il culmine della traiettoria iniziata con i genocidi della Palestina del Vecchio Testamento è stata l’invenzione dell’arma più consona all’Herem: la bomba atomica creata dai vertici della scienza occidentale, ed usata dagli americani a Hiroshima e Nagasaki.
L’incubo della guerra atomica globale è la versione ultima del Bando Assoluto della Bibbia. È il regalo che la vocazione distruttiva ed autodistruttiva dell’Occidente ha fatto al resto del mondo, e che viene applicato in questi giorni a Gaza su piccola scala.