Negli anni in cui il Vietnam correva verso lo sviluppo industriale e intensivo della propria economia, dopo la fine della guerra contro gli Stati Uniti, gran parte del Delta del Mekong venne rimodellato per supportare l’agricoltura di scala, promuovendo metodi di coltivazione industriale volti a incrementare i raccolti di riso e trasformare la nazione in una centrale di esportazione per il noto cereale. Tra le poche aree non interessate dal piano di sviluppo c’era l’isola costiera di Con Chim ritenuta troppo piccola allo scopo. Qui, i locali hanno potuto continuare a praticare i loro metodi agricoli tradizionali apparentemente fuori tempo. Un modello che, ora che quello intensivo sta mostrando i suoi effetti di lungo periodo, caratterizzati dall’impoverimento dei terreni e l’inquinamento, sta tornando ad ispirare il Paese che ora punta a tornare a pratiche agricole maggiormente basate sulla natura. Un tempo dimenticata, l’isola di ConChim è quindi ora riconosciuta come una guida per un futuro agricolo più sostenibile.

L’isolotto di Con Chim si trova al largo della costa della provincia vietnamita di Tra Vinh. Un piccolo lembo di terra, di appena 62 ettari, che rappresenta un esempio unico di come appariva gran parte del Delta del Mekong prima che la coltivazione industriale di riso si espandesse nel Paese. L’isola conta 220 abitanti, i quali praticano la coltivazione tradizionale del cereale e metodi di pesca sostenibili, nonché accolgono un flusso turistico sempre maggiore attratto dall’autenticità del luogo. “Venire a Con Chim è stato come tornare indietro nel tempo”, ha commentato Nguyen Huu Thien, un ecologo locale che ha dedicato la sua vita alla comprensione dell’ecosistema del Delta del Mekong. Un passato a cui però l’intero Paese vorrebbe ritornare. Oggi, siccità, inondazioni, innalzamento del livello del mare stanno infatti influenzando negativamente la coltivazione di riso nel Delta, il che ha reso evidenti i limiti dell’agricoltura intensiva. Il Vietnam ha sostenuto lo sviluppo di metodi agricoli industriali ad alta intensità per oltre cinque decenni, ma ora vuole quindi cambiare rotta. La strategia, approvata nel 2017, punta a ridurre la coltivazione di riso nel Delta del Mekong di 300.000 ettari, entro il 2030, con la relativa conversione alla sostenibilità mediante la reintroduzione di pratiche agricole estensive, come quelle da sempre adottate a Con Chim.

I metodi di coltivazione industriale richiedono enormi quantità di acqua, un monitoraggio costante e un uso intensivo di fertilizzanti chimici. Nel Delta del Mekong, inoltre, la costruzione di dighe e di infrastrutture per l’irrigazione ha sconvolto i complessi sistemi ecologici del fiume con il conseguente e inevitabile declino della qualità del suolo. Al contrario, nell’isola di Con Chim, piuttosto che cercare di controllare il ciclo dell’acqua, gli agricoltori lavorano con esso. La stagione umida è ideale per la coltivazione del riso, poiché i campi vengono allagati, mentre la stagione secca, quando l’area vede un aumento naturale dei livelli di salinità, è idonea per la pesca e l’allevamento di gamberi e granchi. “In questo modo, gli abitanti dell’isola hanno cibo e fonti di reddito tutto l’anno”, ha spiegato Nguyen Minh Quang, cofondatore del Mekong Environment Forum, un’organizzazione no-profit che lavora per proteggere il Delta del Mekong e le comunità che dipendono da esso. L’isola, senza stravolgere le sue tradizioni, si è così resa resiliente e resistente ai cambiamenti climatici, dimostrando al Vietnam e al mondo intero che l’adattamento è possibile, specie se si parte dal livello locale.

[di Simone Valeri]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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