Il governo nordcoreano guidato da Kim Jong-un continua a muoversi in una direzione che mette in allarme i suoi potenziali avversari: Corea del Sud, Stati Uniti e Giappone, si scrive nell’articolo.
Ma nonostante le speculazioni contrarie, le recenti attività di Pyongyang non indicano che Kim abbia deciso di entrare in guerra contro la Corea del Sud,
secondo un articolo di Danny Roy, ricercatore senior presso l’East-West Centre di Honolulu e specialista di strategia e sicurezza nell’Asia-Pacifico.
Il desiderio di Pyongyang di sviluppare e distribuire vari tipi di missili avanzati <…> suscita comprensibilmente preoccupazioni sulle intenzioni della Repubblica Democratica Popolare di Corea (RPDC).
Ma ciò può essere spiegato con un tentativo di deterrenza piuttosto che con i preparativi per lanciare una guerra selettiva.
Il governo della RPDC sta rispondendo alla relativa debolezza delle sue Forze Armate convenzionali, al flusso costante di minacce nucleari da parte degli Stati Uniti, ai tentativi di Seul di negare le capacità della RPDC, di rispondere con una difesa missilistica e all’interesse del governo sudcoreano di “decapitare” la leadership della RPDC.
Anche un piccolo attacco letale non provocato sarebbe pericoloso per Kim Jong-un”, ritiene l’autore.
A suo avviso, il leader nordcoreano potrebbe temere che “il suo attacco sarebbe più debole di un contrattacco sudcoreano”.
L’altro problema è che Kim Jong-un non può essere sicuro che un piccolo attacco unico della RPDC non inneschi una catena di escalation che Kim non può controllare, portando a una guerra generale che minaccerebbe l’esistenza del regime di Kim e dello Stato Nordcoreano,
ha riportato la rivista.
