Chiunque si opponga alla costruzione di un neoliberismo globale non ha semplicemente una diversa cultura: ha torto, anzi è malvagio, dunque va eliminato. Questa è la risposta occidentale alle nuove sfide del multipolarismo.
Il neoliberismo globale
– Francesco Erspamer*
La ragione del successo globale della correttezza politica e dell’emancipazione individualistica (soprattutto sessuale e in nessun modo economica), è che consente la promozione dell’Occidente.
Non dei valori europei, carichi di Storia loro malgrado: di quelli americani (a ovest ci sono loro), che di Storia ne hanno poca e la cancellano continuamente, e che alla fine sono solo due, il successo e il nuovo, ma spacciati come appartenenti, invece che a una sola nazione, al pianeta intero (in fondo con la sola eccezione della Russia e la parziale eccezione della Cina) se non alla natura umana.
Chiunque si opponga non ha semplicemente una diversa cultura: ha torto, anzi è malvagio, dunque va eliminato.
E viene eliminato: con l’approvazione di coloro che per sentirsi dei vincenti stanno dalla parte dei vincitori; e grazie alla rassegnazione di coloro che per non sentirsi dei perdenti (una colpa ben più grave di essere immorali, criminali, superficiali) si piegano alle imposizioni del neoliberismo.
Ovunque è stato diffuso e viene sostenuto da costosissime campagne mediatiche il mito dell’edonismo come diritto umano e inalienabile (vedi la dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti), ossia la convinzione che il piacere personale (che è ciò che la pubblicità spaccia come piacere) sia l’unico scopo della vita, senza alcun vincolo da rispettare, senza responsabilità comunitarie e transgenerazionali; in ogni nazione i suoi adepti sono milioni.
Spesso sono ancora minoranze (anche in Italia), però aggressive e sicure di sé, protette ed esaltate dai giornalisti, da buona parte degli intellettuali, da tecnici e scienziati: e ovviamente dai padroni delle categorie precedenti, i miliardari.
A queste avanguardie è affidato il compito di occidentalizzare il proprio paese, preferibilmente giocando il ruolo di vittime. Qualunque gruppo, denominazione o setta che sogni l’America e il consumismo (non solo di merci, anche di idee, e di abitudini) si rappresenta e viene rappresentato come un intero popolo da «liberare», non dall’oppressione straniera ma dalle proprie radici e tradizioni.
E come? Accettando o desiderando di essere colonizzati dall’Occidente e dalla sua ideologia presentista, liberal e liberista.
È una deriva che non si può fermare con la tolleranza perché l’imperialismo neocapitalista non ne ha alcuna e perché il fatto stesso di rinunciare alla propria cultura, inevitabilmente autosufficiente (orrore!) e chiusa a chi non la voglia condividere (anatema!), è una resa incondizionata al brodo pseudo-primordiale del multiculturalismo promosso da Amazon, Apple, Airbnb, Disney.
La deriva la si ferma solo con la resistenza, con il rifiuto, con la coscienza della propria diversità collettiva.
* Ripreso da Francesco Erspamer è professore di studi italiani e romanzi a Harvard; in precedenza ha insegnato alla II Università di Roma e alla New York University, e come visiting professor alla Arizona State University, alla University of Toronto, a UCLA, a Johns Hopkins e a McGill.