Al 2023 sono 331.888 le imprese attive nei servizi di ristorazione, in leggera flessione rispetto all’anno precedente: 132.004 svolgono attività di bar, 195.471 le imprese classificate come ristoranti e attività di ristorazione mobile e poco meno di 3.700 sono le imprese che svolgono attività di banqueting, di fornitura di pasti preparati e di ristorazione collettiva.
Il tasso di natalità di nuovi bar e ristoranti, in quattro anni, è sceso dal 4,1 per cento al 3,1 per cento.
Nel 2019 erano nate poco più di tredicimila nuove insegne e nel 2023 se ne sono aggiunte poco più di diecimila.
Ma su 10.319 nuove attività avviate nel 2023, ben 28.012 l’hanno cessata, con un saldo negativo pari a 17.693 unità, per oltre un terzo concentrato nel Nord.
Rispetto al 2022, lo scorso anno le imprese cessate sono aumentate proporzionalmente più delle iscritte: nel 2023 sono stati aperti infatti 6.205 ristoranti, ma 15.188 hanno chiuso.
E per i bar va anche peggio: nel 2023 hanno avviato l’attività 3.937 imprese e 12.188 l’hanno cessata.
In definitiva, a livello nazionale il settore ha perso cinque imprese ogni cento attive.
Stiamo parlando di insuccessi che segnano l’iniziativa di tanti aspiranti imprenditori: il tasso di sopravvivenza delle nuove imprese supera, a cinque anni, appena il 50%.
Il 28,9% delle imprese è gestito da donne, con una più alta incidenza nel canale bar (33,1% del totale).
Le imprese guidate da giovani under 35 sono il 12,9% del totale, concentrate principalmente nel segmento ristoranti (60,3%), mentre le attività sotto il controllo di imprenditori stranieri sono oltre 50mila (circa il 14% del totale).
Il 28,9% delle imprese, pari in valore assoluto a 95.870 unità, sono gestite da donne. Esse si equidistribuiscono tra i diversi canali della ristorazione, con una prevalenza nel bar dove sono circa un terzo della platea (33,1%) mentre negli altri comparti rappresentano quote intorno al 26%.
Le imprese attive gestite da “under 35” sono 42.652 (pari al 12,9% del totale) così distribuite: 60,3% ristoranti, 38,9% bar e 0,8% mense e catering. Oltre 50mila le imprese con “titolari” stranieri attive nel mercato della ristorazione, pari quasi al 14% sul totale delle attive.
E’ quanto emerge dal recente Rapporto 2024 sulla Ristorazione della Federazione Italiana Pubblici Esercizi-Confcommercio, che scatta una fotografia sullo stato di salute di un settore importante per l’economia nazionale e individua i trend e le sfide che attendono il comparto nei prossimi mesi.
Nonostante la perdita di attività e di imprese, ammonta a 54 miliardi di euro a prezzi correnti il valore aggiunto della ristorazione nel 2023.
Numeri, questi, accompagnati da una forte spinta agli investimenti come dimostra il fatto che nel 2023 circa un imprenditore su due ha investito nel rinnovo del parco attrezzature e nel potenziamento degli strumenti digitali. E per il 2024 le imprese annunciano un piano di investimenti che sfiora i 4 miliardi di euro. Sostenibilità e innovazione rappresentano i trend che caratterizzano il settore: da un lato, circa 9 ristoranti e bar su 10 hanno adottato misure concrete per il controllo dei consumi energetici e il rispetto dell’ambiente; dall’altro, oltre l’80% delle imprese ha introdotto uno o più strumenti digitali all’interno dei propri locali. Dallo studio emerge anche il buon andamento della spesa delle famiglie nella ristorazione, che ha raggiunto la soglia dei 92 miliardi di euro tornando (in valore) abbondantemente al di sopra dei livelli pre-pandemia e recuperando significative quote di mercato rispetto al consumo domestico.
Secondo il Centro Studi di FIPE, infine, il 2023 può essere considerato un anno positivo anche dal punto di vista dell’occupazione, con 1,4 milioni di addetti, in crescita del 6,4% rispetto al 2022 e del 2,3% rispetto al 2019. Focalizzando l’attenzione sul solo lavoro dipendente, le oltre 165mila aziende con almeno un dipendente hanno impiegato, nella media dell’anno, 1.070.839 lavoratori (6,4 unità per impresa), superando dell’8,1% il livello pre-pandemia (circa 80mila unità in valore assoluto). Si è totalmente riassorbita l’emorragia dei contratti a tempo indeterminato, cresciuti di oltre 11mila unità rispetto al 2019, che oggi costituiscono la forma prevalente dei rapporti di lavoro nel settore della ristorazione (58,5%).
FIPE, dopo il successo della prima edizione che si è tenuta il 28 aprile 2023, ha intanto annunciato la seconda Giornata della Ristorazione, che si celebrerà il 18 maggio 2024 e sarà aperta a tutti, dalle insegne di alta cucina, alle pizzerie fino alle osterie e trattorie. Nessuno è escluso e, infatti, a partecipare sono non solo i locali del Bel Paese, ma anche i ristoranti italiani all’estero.
La scorsa edizione ha fatto registrare numeri ragguardevoli: 85 associazioni aderenti; oltre 5.000 attività di pubblico esercizio, tra ristoranti, trattorie, osterie e pizzerie; 500 ristoranti italiani all’estero hanno dato la loro adesione alla manifestazione; 30 sono stati gli eventi dislocati sul territorio che si sono svolti tra la giornata del 27 e 28 aprile (Conferenze stampa, tavole rotonde, Talk e show-cooking), senza contare l’ampia rassegna stampa e la diffusione dell’iniziativa sui canali social.
La Giornata della ristorazione riceve dal Capo dello Stato la Medaglia del Presidente della Repubblica e il patrocinio dei principali ministeri.
Le iscrizioni alla seconda edizione della Giornata della Ristorazione sono già aperte: per aderire è necessario compilare l’apposito modulo sul sito dedicato (lo trovate cliccando qui) e inserire il piatto da voi selezionato dedicato all’evento.
Qui il Rapporto Ristorazione 2024: https://www.fipe.it/wp-content/uploads/2024/04/Rapporto-Ristorazione-2024.pdf.