Alexandro Sabetti

Il Sahara Occidentale è una delle regioni più instabili del mondo, una polveriera pronta a esplodere. Le tensioni latenti tra il Marocco e il Fronte Polisario, supportato dall’Algeria, potrebbero trasformarsi in un conflitto aperto in qualsiasi momento. La situazione è aggravata da interessi geopolitici e alleanze internazionali, rendendo la possibilità di una guerra nel Sahara Occidentale una minaccia reale.

Sahara Occidentale, il conflitto

La questione del Sahara Occidentale è stata a lungo un argomento di disputa tra il Marocco, che considera il territorio come parte integrante del proprio Stato, e il Fronte Polisario, che cerca l’indipendenza per il Sahara Occidentale con il supporto dell’Algeria.

La regione, ricca di risorse naturali, è stata teatro di un conflitto armato che è durato dal 1975 al 1991, terminato con un cessate il fuoco mediato dalle Nazioni Unite, che però non ha risolto la questione dell’autodeterminazione dei Sahrawi.

L’impulso di Trump

La situazione ha subito un significativo peggioramento quando l’amministrazione Trump ha riconosciuto ufficialmente il Sahara Occidentale come territorio marocchino nel 2020.

Questo riconoscimento ha minato gli sforzi per una soluzione pacifica e negoziata, incoraggiando altri paesi a seguire l’esempio degli Stati Uniti e aumentando le tensioni nella regione.

La mossa di Trump ha ulteriormente complicato i tentativi di mediazione internazionale, poiché ha consolidato la posizione del Marocco e diminuito le possibilità di un referendum per l’autodeterminazione, come raccomandato dalle Nazioni Unite.

Le forze in campo

Nel Sahara Occidentale si intravedono due principali schieramenti:

Il Fronte Marocchino:

  • Stati Uniti: supportano il Marocco sia diplomaticamente sia militarmente, fornendo armi e sostegno politico.
  • Israele: condivide intelligence e tecnologia militare con il Marocco.
  • Azerbaigian: offre formazione militare e cooperazione strategica al Marocco.

Il Fronte Polisario:

  • Algeria: storico alleato del Fronte Polisario, fornisce supporto militare e politico.
  • Iran: ha rafforzato il Fronte Polisario con armi e addestramento attraverso Hezbollah, modernizzando l’esercito del Polisario.

Altri potenziali attori potrebbero entrare in gioco, tra cui proxy iraniani e mercenari russi, aumentando la complessità del conflitto e il rischio di escalation.

La posizione dell’Italia

L’Italia si trova in una posizione delicata, divisa tra le sue relazioni storiche e strategiche con l’Algeria e la crescente pressione degli alleati occidentali a favore del Marocco.

L’Algeria è un partner cruciale per l’Italia, essendo il primo fornitore di gas e un importante partner economico. Tuttavia, la pressione politica proveniente da altri paesi europei, come la Francia, e dagli Stati Uniti potrebbe costringere l’Italia a riconsiderare la sua posizione.

Giorgia Meloni ha recentemente navigato con cautela tra queste pressioni, cercando di mantenere un equilibrio tra le necessità energetiche italiane e gli obblighi internazionali. Macron, durante le Olimpiadi, ha mandato un messaggio chiaro di appoggio alla posizione marocchina, mettendo l’Italia in una situazione difficile.

Una soluzione pacifica o l’escalation?

Data la crescente tensione, l’Italia potrebbe giocare un ruolo chiave nel promuovere una soluzione pacifica. In quanto partner strategico sia di Rabat sia di Algeri, e avendo legami umanitari con i Sahrawi, l’Italia è uno dei pochi paesi occidentali con influenza su tutti gli attori coinvolti. Potrebbe utilizzare questa posizione unica per mediare una soluzione basata sulle raccomandazioni delle Nazioni Unite, che prevedono un referendum per determinare il futuro del Sahara Occidentale.

Se la situazione dovesse degenerare in un conflitto armato, la guerra potrebbe essere più violenta e diffusa rispetto agli anni ’70 e ’80. L’uso di nuove tecnologie militari, come droni suicidi e tattiche di guerriglia, insieme al potenziale coinvolgimento di altri attori regionali e internazionali, aumenterebbe il rischio di un conflitto su larga scala che potrebbe destabilizzare l’intera regione nordafricana.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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