Se a livello nazionale le forze di maggioranza hanno potuto muoversi con grande scioltezza nelle politiche proibizioniste contro canapa e cannabis light, i partiti e le associazioni che si oppongono ai recenti provvedimenti approvati dal governo Meloni spostano la battaglia sul tema in sede europea, dove la situazione potrebbe farsi più ostica per l’esecutivo. A Bruxelles, il Movimento 5 Stelle ha deciso di sostenere il settore industriale della canapa presentando un’interrogazione alla Commissione Europea, che viene sollecitata dai pentastellati a esprimersi sulle possibili violazioni delle normative comunitarie da parte dell’emendamento – incluso nel disegno di legge sulla sicurezza – che mette fuori legge ogni lavorazione della canapa, nonché sul decreto che inserisce le composizioni per uso orale di CBD tra le sostanze stupefacenti. A fare rumore contro la svolta del governo, alzando l’asticella dello scontro, è stata anche Canapa Sativa Italia, che si è direttamente appellata alla Commissione Europea contro i contenuti dell’emendamento.

Con un blitz notturno nelle Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia, all’inizio di agosto la maggioranza ha approvato un emendamento che equipara la canapa industriale a quella stupefacente, inserendola all’interno del Testo unico sugli stupefacenti. Il provvedimento – ed è questo l’aspetto più preoccupante secondo chi si è reso protagonista della levata di scudi contro il suo via libera – rende illegale tutta la produzione di canapa industriale, riguardando la produzione di infiorescenze in generale. Con l’ovvia conseguenza di un blocco non soltanto per i rivenditori di CBD, ma anche per filiere agroindustriali di eccellenza come la cosmesi, il florovivaismo, gli integratori alimentari e l’erboristeria. Nel frattempo, il 5 agosto è entrato in vigore il decreto del 27 giugno che inserisce le composizioni per uso orale di CBD tra le sostanze stupefacenti, con la limitazione della loro vendita soltanto alle farmacie con prescrizione medica non ripetibile. A farsi carico della battaglia politica in Europa è stato il M5S, che ha presentato un’interrogazione a Bruxelles in cui si afferma che le due misure «sollevano problemi con la normativa Ue, nonché con la giurisprudenza (della Corte di Giustizia dell’Ue, ndr) che vieta di impedire la vendita di CBD legale senza evidenze di rischio per la salute pubblica». La partita europea contro gli atti dell’esecutivo era già stata aperta a fine maggio, quando Canapa Sativa Italia – associazione che riunisce gli operatori del settore – ha promosso un’azione collettiva contro l’emendamento del governo davanti alla Commissione Europea. In particolare, lo ha contestato poiché potrebbe violare il diritto dell’UE in materia di libera concorrenza e circolazione delle merci.

Il governo Meloni ha dimostrato fin da subito di voler imporre una svolta proibizionista all’Italia. Nell’estate dello scorso anno, il governo emanando il decreto che equipara i prodotti per uso orale a base di cannabidiolo a sostanze stupefacenti, vietandone il commercio. Dall’entrata in vigore del testo, pubblicato il 20 settembre in Gazzetta Ufficiale, essendo diventata illegale anche la detenzione all’interno dei punti vendita, erano scattati perquisizioni e sequestri da parte delle forze dell’ordine. L’associazione Imprenditori Canapa Italia (Ici), che aveva avanzato un ricorso definendo «illegittimo» il decreto a causa della mancanza del parere dell’Iss, contestando la decisione di ricondurre il cannabidiolo alle sostanze stupefacenti o psicotrope. Il TAR del Lazio, a ottobre, aveva bocciato il decreto del governo, accogliendo il ricorso di Ici e rendendo nuovamente consentito il commercio dei prodotti. A gennaio 2024, il TAR aveva rinviato il verdetto definitivo al 16 settembre 2024, concedendo la vendita libera per il cannabidiolo per altri otto mesi.

Lo scorso maggio, poi, il nuovo blitz dell’esecutivo con la proposizione dell’emendamento al Ddl Sicurezza in cui si è stabilito il divieto della produzione e del commercio della cannabis light (ossia senza nessun tipo di effetto psicoattivo, in quanto a basso contenuto di THC, il principio attivo che provoca lo “sballo”). Federcanapa, associazione del settore, aveva indirizzato una lettera alla commissione di Giustizia della Camera dei Deputati per sollecitare un dietrofront, evidenziando come il divieto si sarebbe abbattuto sull’«intero comparto agroindustriale della canapa da estrazione, in particolare della produzione di derivati da CBD o da altri cannabinoidi non stupefacenti per impieghi in cosmesi, erboristeria o negli integratori alimentari», ricordando che «tali impieghi sono riconosciuti dalla normativa europea come impieghi legittimi di canapa industriale». Eppure, il dietrofront non è arrivato.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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