Kiev (Foto di Mauro Zanella)

 Mauro Carlo Zanella

Come mi avevano avvisato, mentre attraversi questo immenso Paese nulla ti fa pensare che sia in corso una guerra feroce. Lungo le strade non incontri una camionetta dell’esercito neppure per sbaglio.

Nelle soste agli autogrill, nuovi e tirati a lucido come forse in Austria e ricchi di offerte alimentari e di bevande di ogni tipo dimentichi perfino dove ti trovi, ma strano a dirsi, è raggiungendo la toelette che realizzi che c’è qualcosa di strano, di veramente anomalo: da una parte la lunghissima e disciplinata fila delle donne, anziane e giovanissime con i bambini al seguito e dall’altra il deserto o poco più, perché certo i due autisti talvolta li incroci.

Gli uomini non ci sono: richiamati dai 18 agli oltre 50 anni, stanno al fronte, in trincea. Ci sarebbe mio figlio,  salvo rinvio per studio, e ci sarei pure io. Ecco, per ora la guerra è data dall’assenza di almeno due intere generazioni di uomini, intrappolati in questo Paese come in una prigione. Non nego il fatto che molti abbiano accettato di partire, perché un modo per schivare i propri obblighi chi può lo trova sempre. Molti avranno pensato di dover fare la loro parte per difendere il proprio Paese indubbiamente aggredito, però questa guerra sembra non aver mai fine e sta decimando intere generazioni di uomini come i nostri fanti-contadini durante la Grande Guerra del 1915-1918.

La guerra che colpisce le città è un crimine disumano e spesso giustamente noi facciamo il conto delle vittime civili – donne, bambini e anziani – ma i soldati non sono forse esseri umani? Padri, mariti, figli, “bambini” in divisa, come mi ha detto una signora settantenne con cui ho condiviso un lungo tratto di strada.

Non sono forse anch’essi chiamati a combattere civili come loro? Contadini, operai, studenti, netturbini, panettieri, idraulici, insegnanti, fruttivendoli… Uno dei figli della signora, alla fine richiamato, era un vigile del fuoco prossimo alla pensione che sperava nell’ennesimo rinvio.

Ecco, noi europei dovremmo metterci la mano sulla coscienza per capire se davvero li stiamo aiutando a resistere all’indubbia aggressione, o li stiamo aiutando a morire uno dopo l’altro, alimentando una guerra infinita.

La Patria non è soltanto qualche palmo di terra da difendere o da riconquistare. Che Patria sarebbe mai una terra di orfani rimasti senza i padri?

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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