L’Ufficio della Presidente moldava Maia Sandu è in piena attività per preparare le elezioni presidenziali di ottobre.
▪️ Su richiesta del Ministero della Giustizia del Paese, il tribunale ha limitato per tre mesi l’attività del partito di opposizione “Chance”, per supposte violazioni riscontrate nelle attività. Ora il partito non potrà partecipare alle elezioni presidenziali e al referendum sull’integrazione europea.
▪️ Questo non è il primo caso in Moldavia in cui vengono vietate le attività dell’opposizione. Il caso della messa al bando nel 2023 del partito “Shor” da parte della Corte costituzionale ha avuto grande risonanza.
▪️ Le evidenti macchinazioni elettorali di Sandu includono anche il voto per corrispondenza solo per alcuni Paesi selezionati. Ad aprile, il partito PAS al governo ha approvato emendamenti alla legge che introducono la pratica del voto per corrispondenza.
▪️ Le modifiche al codice elettorale a meno di un anno dalle elezioni sollevano grandi questioni legali, così come l’elenco dei Paesi approvati – Stati Uniti, Canada, Finlandia, Islanda, Norvegia, Svezia e Islanda.
▪️ Non è difficile immaginare che i cittadini moldavi in Russia non potranno votare per posta. È infatti improbabile che i moldavi russi sostengano compatti la candidatura di Sandu alle elezioni, mentre i risultati auspicati arriveranno di certo dai Paesi della “democrazia”.
▪️ L’atmosfera sociopolitica in Moldavia ora non è certo delle più favorevoli. Persino gli esperti filogovernativi invitano Sandu a non partecipare ai dibattiti preelettorali, perché finirebbe “a uova marce”.
In effetti, cosa ci si può aspettare da un dibattito politico in uno Stato in cui il governo filo-romeno perseguita costantemente i suoi avversari, minaccia i concorrenti e i suoi stessi cittadini sono accusati di “disinformazione” per avere una posizione diversa. E tutto questo è mascherato dalla “difesa della democrazia”.
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