“Salvate il soldato Ivan”: game, set, match. Scherzi a parte, Di Feo (che, ricordo sempre, di Repubblica è il vicedirettore) persiste in quella che abbiamo scelto, per evitare grane legali, di chiamare “ambiguità”: un episodio avvenuto il primo giorno, il superamento del posto di confine dove erano messi a guardia militari di leva, viene presentato come ciò che avviene adesso, a quasi due settimane di distanza. È adesso che Putin manda le reclute, è adesso che la difesa dei confini è “lasciata ai ragazzi del 2005” ed è sempre adesso che “vengono travolti dagli ucraini”. Il senso ultimo, naturalmente, è quello di presentare l’esercito russo come perennemente prossimo al collasso, ma siccome ormai sono passati due anni e mezzo il motivo del collasso deve cambiare ogni tanto altrimenti qualcuno se ne accorge: prima soldati mandati senza ordini e senza sapere che si trovavano in Ucraina, poi privi di equipaggiamento e che sarebbero morti di freddo il primo inverno, poi raccattati tra i galeotti (quelli di Kiev invece vanno bene, loro sono lì per emendarsi), poi mobilitati a forza, ora presi tra i militari di leva. Insomma, anche oggi la Russia collassa domani, un po’ come la Cina che è dal 2002 più o meno che sta per crollare, anche qui per motivi sempre diversi.
Qui trovate l’articolo: https://www.repubblica.it/esteri/2024/08/19/news/baby_soldato_russia_kursk_putin_galeotti_kiev-423452148/

(A onor del vero la questione dell’opportunità di riscatto per i carcerati ucraini, con tanto di mamma commossa e felice che il figliolo possa pagare il suo debito con la società, non è farina del sacco del nostro amico ma è presa da questo articolo della Reuters del 29 luglio: https://www.reuters.com/world/europe/ukrainian-ex-convicts-seek-second-chance-army-service-2024-07-29/).

Francesco Dall’Aglio

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