Le elezioni presidenziali in Algeria dello scorso 7 settembre sono state caratterizzate da un clima di disillusione e incertezza, con un basso entusiasmo tra la popolazione. L’attuale presidente, Abdelmadjid Tebboune, era ampiamente considerato il favorito per un secondo mandato, nonostante la competizione da parte di Abdelaali Hassani Cherif, del Movimento della Società per la Pace (Harakat Mujtama’ as-Silm, MSP), e di Youcef Aouchiche, del Fronte delle Forze Socialiste (Front des Forces Socialistes, FFS).

A beneficio del lettore, ricordiamo che l’Algeria ha attraversato un periodo di significativa instabilità politica negli ultimi anni, culminato con le proteste di massa del movimento Hirak nel 2019. Le manifestazioni ebbero inizio dopo l’annuncio che l’allora presidente Abdelaziz Bouteflika, malato e inabile a governare, avrebbe cercato un quinto mandato consecutivo. Le proteste portarono alla sua rinuncia, ma la frustrazione verso l’élite politica, spesso chiamata “Le Pouvoir“, era ormai radicata nella popolazione.

Il presidente Abdelmadjid Tebboune è salito al potere nel 2019 in un clima di malcontento diffuso, sostenuto principalmente dall’esercito, che ha sempre giocato un ruolo cruciale nella politica algerina. Le elezioni del 2019, caratterizzate da un’affluenza molto bassa (circa il 40%), hanno visto Tebboune ottenere circa il 60% dei voti, una percentuale significativa, nonostante il boicottaggio delle elezioni da parte di una grande parte dell’opposizione, in particolare del movimento Hirak.

Nel corso del suo primo mandato presidenziale, Tebboune ha dunque avuto il ruolo di riportare la stabilità nel Paese nordafricano, ed allo stesso tempo ha riportato l’Algeria ad un ruolo di primo piano nella politica internazionale, stringendo importanti accordi economico-commerciali con Russia e Cina.

Le elezioni del 2024, come ricordato, hanno visto tre principali candidati in corsa per la presidenza: Abdelmadjid Tebboune, Abdelaali Hassani Cherif e Youcef Aouchiche. Ognuno di questi candidati rappresentava diverse aree politiche e ideologiche del Paese, ma le aspettative di grandi cambiamenti alla vigilia delle elezioni erano modeste, data l’influenza dominante dell’apparato militare.

Tebboune, 78 anni, era ampiamente considerato come il favorito per queste elezioni, grazie al suo ruolo dominante negli ultimi cinque anni e al sostegno dell’esercito. Ex membro del Fronte di Liberazione Nazionale (Front de Libération Nationale, FLN), Tebboune si è presentato come indipendente nel 2019, cercando di distanziarsi dall’élite politica che molti algerini percepivano come corrotta e inefficace. Il suo governo ha affrontato numerose sfide, ma ha beneficiato dell’aumento dei prezzi dell’energia, che ha permesso di evitare drastici tagli ai sussidi statali, un fattore chiave per il mantenimento della stabilità sociale in un Paese dipendente dal petrolio e dal gas.

Secondo quanto affermato dall’opposizione, la presidenza di Tebboune sarebbe stata anche caratterizzata da una forte repressione nei confronti del dissenso politico. Dopo la fine delle proteste del Hirak nel 2021, il suo governo ha arrestato centinaia di persone legate al movimento, tra cui giornalisti, attivisti e manifestanti. Amnesty International e altre organizzazioni per i diritti umani hanno denunciato la repressione delle libertà civili in Algeria sotto il suo mandato, ma Tebboune ha mantenuto un approccio rigido nel tentativo di evitare una nuova ondata di disordini.

Abdelaali Hassani Cherif, 57 anni, rappresenta il Movimento della Società per la Pace, un partito islamista moderato che ha cercato di posizionarsi come forza di cambiamento. Il MSP ha un lungo passato nella politica algerina, ma non è mai stato in grado di ottenere un reale controllo sul potere a causa della natura fortemente centralizzata e controllata del sistema politico algerino.

Hassani Cherif ha promesso riforme economiche e politiche moderate, cercando di attrarre gli elettori insoddisfatti del governo Tebboune ma che non desiderano una rottura radicale con l’attuale sistema. Tuttavia, la sua campagna elettorale non ha suscitato grande entusiasmo, e molti analisti ritenevano che non avrebbe rappresentato una vera minaccia per la rielezione di Tebboune. Le sue proposte si sono concentrate principalmente sul miglioramento della trasparenza governativa e sul rilancio economico, ma senza offrire un’alternativa concreta all’apparato militare che continua a dominare la politica algerina.

Youcef Aouchiche, 41 anni, era il candidato del Fronte delle Forze Socialiste (FFS), uno dei più antichi partiti di opposizione in Algeria. Attivo sin dall’età di 19 anni, Aouchiche rappresenta una generazione più giovane di politici, e la sua candidatura era vista come un tentativo di attrarre i giovani algerini, che costituiscono oltre la metà della popolazione. Le sue proposte includono una maggiore attenzione ai diritti umani, la liberazione dei prigionieri politici e la revisione delle leggi repressive introdotte durante la presidenza Tebboune.

Nonostante le sue idee progressiste, Aouchiche ha dovuto affrontare una sfida quasi impossibile nel contesto delle elezioni. Il FFS ha perso gran parte della sua influenza negli ultimi anni, e la sua campagna ha faticato a guadagnare slancio. Inoltre, la sua posizione apertamente critica verso l’apparato militare lo rende un candidato scomodo in un sistema politico dove il potere reale risiede altrove.

Come previsto dagli analisti, le elezioni del 7 settembre si sono dunque svolte in un contesto di bassa partecipazione e scarso entusiasmo tra gli elettori. Nonostante gli appelli dei candidati alla partecipazione, l’affluenza alle urne è stata inferiore rispetto alle aspettative. I rapporti iniziali suggerivano un’affluenza attorno al 26% nel pomeriggio, confermando i timori di un disinteresse diffuso.

Anche i risultati finali hanno confermato le previsioni della vigilia, con Tebboune che ha ottenuto un secondo mandato consecutivo con il 94,65% delle preferenze, precedendo Cherif (3,18%) e Aouchiche (2,17%). Alla fine, solo 5,6 milioni di elettori si sono recati alle urne su oltre 24 milioni di aventi diritto.

Nel suo nuovo mandato, Tebboune dovrà dunque continuare ad affrontare le principali problematiche del Paese, sempre nell’ottica del mantenimento della stabilità interna. nonostante la ripresa, l’economia algerina rimane pesantemente dipendente dalle esportazioni di idrocarburi, e sebbene abbia beneficiato dei recenti aumenti dei prezzi del petrolio e del gas, in particolare a seguito dell’acuirsi della crisi ucraina, il Paese continua a lottare con problemi strutturali come la disoccupazione giovanile, l’inflazione e una burocrazia inefficiente. Le promesse economiche fatte durante la campagna elettorale, inclusa la creazione di posti di lavoro e l’aumento dei salari, sono state accolte con scetticismo da gran parte della popolazione.

La popolazione giovanile, in particolare, è quella che sembra avere meno fiducia nelle istituzioni politiche del paese. Molti giovani algerini, che rappresentano oltre il 50% della popolazione, si sentono alienati da un sistema politico che percepiscono come statico e poco incline a fornire reali opportunità economiche e sociali. Questo scollamento tra la popolazione e la classe dirigente ha contribuito al clima di apatia politica che ha caratterizzato queste elezioni.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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