Marquez

Negli ultimi giorni, l’Argentina è stata teatro di gravi episodi di repressione violenta contro i pensionati che protestavano contro le politiche del presidente Javier Milei. Le immagini di anziani colpiti dalle forze dell’ordine con manganelli e gas lacrimogeni, nel tentativo di far valere il loro diritto a una pensione dignitosa, hanno scosso profondamente l’opinione pubblica. Nessun media occidentale ha ritenuto di dover trasmette le immagini.

La polizia di Milei pesta brutalmente i pensionati in corteo

La miccia che ha dato avvio alle manifestazioni è stata la decisione del presidente Milei di porre un veto su una legge che prevedeva un aumento delle pensioni dell’8,1%.

In un contesto di crisi economica e inflazione alle stelle, tale incremento, pur modesto, avrebbe significato circa 13 dollari in più al mese per milioni di pensionati argentini, un sollievo seppur minimo per fronteggiare le spese essenziali come i trasporti e le bollette domestiche.

La giustificazione del presidente è stata la necessità di ridurre il deficit fiscale, in linea con la sua politica di austerità e controllo della spesa pubblica. Tuttavia, questa decisione ha alimentato la rabbia e la frustrazione tra i pensionati, già gravemente colpiti da un calo del potere d’acquisto.

Infatti, da quando Milei è salito al potere, il valore delle pensioni minime è sceso del 19,2%, aumentando così il numero di anziani che vivono sotto la soglia di povertà.

La repressione violenta

Le manifestazioni pacifiche, organizzate dai pensionati nelle strade di Buenos Aires e nelle principali città del paese, sono state accolte con una brutale repressione da parte delle forze di sicurezza federali.

Il punto culminante è stato il blocco dei manifestanti da parte della polizia, impedendo loro di raggiungere la storica Plaza de Mayo, simbolo delle lotte sociali argentine. La reazione delle forze dell’ordine è stata estremamente dura, con un uso massiccio di gas lacrimogeni e manganelli contro persone anziane, alcune delle quali sono state viste a terra, incapaci di respirare per i gas.

Almeno 27 persone hanno richiesto cure mediche, e due sono state ricoverate in ospedale. Anche i giornalisti presenti sono stati colpiti, a testimonianza della violenza indiscriminata con cui le autorità hanno risposto alla protesta.

Il ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich, ha difeso con fermezza l’operato delle forze di sicurezza, dichiarando che l’azione era necessaria per “mantenere l’ordine”.

Tuttavia, questa posizione ha alimentato ulteriori critiche, con molti che hanno evidenziato l’ironia del fatto che il costo dei gas lacrimogeni utilizzati per reprimere i pensionati superi l’ammontare della pensione minima mensile.

Il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, ha cercato di minimizzare gli episodi di violenza, dichiarando che “non bisogna aver paura della repressione, ma di chi viola la legge”, ma le sue parole hanno soltanto aumentato la sensazione di una gestione autoritaria della protesta. Nel frattempo, l’opposizione politica ha espresso forte condanna per il veto di Milei e per la violenta risposta della polizia, mentre il Congresso valuta l’ipotesi di annullare il veto presidenziale e ripristinare l’aumento delle pensioni.

Le proteste, tuttavia, non sembrano arrestarsi. Al contrario, si intensificano con la partecipazione crescente di movimenti sociali e di altre categorie di cittadini, tutti uniti nella difesa dei diritti fondamentali degli anziani.

Questo crescente malcontento rischia di trasformarsi in una vera e propria crisi politica per l’amministrazione di Milei, che già si trova ad affrontare una situazione economica fragile.

La doppia morale dei media

Oltre alle critiche interne, la situazione in Argentina ha evidenziato una disparità di trattamento da parte dei media internazionali. Mentre la repressione violenta contro i pensionati è stata in gran parte ignorata dai principali organi di stampa occidentali, altri paesi, come il Venezuela bolivariano, vengono regolarmente accusati di repressione per eventi simili.

Questa discrepanza suggerisce un doppio standard che tende a legittimare la violenza di governi allineati agli interessi delle élite economiche globali, mentre condanna con forza chi resiste a tali pressioni. Milei, con la sua agenda neoliberista e la retorica contro lo Stato, sembra beneficiare di questo trattamento di favore, nonostante la sua politica stia impoverendo ulteriormente una vasta parte della popolazione.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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