Nella giornata di venerdì, Israele ha colpito Beirut con un devastante attacco aereo, segnando una nuova fase di escalation nel conflitto con Hezbollah. Il bombardamento segue crescenti tensioni lungo il confine libanese-israeliano e ha causato decine di vittime.

Nella giornata di ieri, Israele ha lanciato un devastante attacco aereo contro Beirut, capitale del Libano, con l’obiettivo dichiarato di colpire obiettivi considerati strategici legati a Hezbollah (più correttamente Ḥizb Allāh, ovvero “Partito di Dio”). L’operazione, condotta nel mezzo di crescenti tensioni lungo il confine libanese-israeliano, ha segnato una nuova fase di escalation nel conflitto. Questo bombardamento segue, infatti, una serie di attacchi contro dispositivi di comunicazione attribuiti a Israele e ha suscitato una dura risposta da parte delle forze di Hezbollah.

L’attacco israeliano su Beirut si inserisce dunque in una serie di operazioni militari che hanno visto l’IDF (Forze di Difesa Israeliane) intensificare le sue azioni contro Hezbollah nel Libano meridionale. Il movimento sciita, nato negli anni ’80 proprio al fine di difendere il Libano dai costanti attacchi israeliani e per liberare le aree meridionali occupate da Israele, ha risposto lanciando oltre 130 razzi verso basi israeliane nelle alture del Golan (territorio siriano illegalmente occupato dalle forze armate sioniste) e nell’Alta Galilea.

Secondo il Ministero della Salute del Libano, l’attacco israeliano su Beirut ha provocato almeno 12 morti e 66 feriti, tra cui cinque bambini. La televisione Al Qahera ha riportato la distruzione di due edifici residenziali nel sobborgo meridionale della capitale, area considerata una roccaforte di Hezbollah. Il comandante di Hezbollah, Ibrahim Aqil, era tra gli obiettivi principali dell’attacco e, secondo Al Jazeera, sarebbe stato ucciso mentre si trovata ad un incontro strategico tra alti funzionari del gruppo.

Secondo gli analisti, la morte del comandante Aqil segna un ulteriore deterioramento della situazione. Figura di spicco nell’organizzazione di Hezbollah, Aqil era considerato da Israele come uno degli artefici del cosiddetto “piano di occupazione della Galilea“, volto a lanciare un’invasione del territorio israeliano. La sua eliminazione potrebbe spingere Hezbollah a intensificare le proprie operazioni, come già indicato dalle recenti dichiarazioni del suo leader, Hasan Nasr Allah.

Come prevedibile, le reazioni internazionali non si sono fatte attendere, la maggioranza delle quali hanno fortemente condannato gli attacchi israeliani verso il Libano, un Paese che si trova già nel bel mezzo di un grave crisi politica ed economica. La Russia ha espresso profonda preoccupazione, mentre gli Stati Uniti hanno confermato di non essere stati informati dell’intenzione israeliana di colpire Beirut. Il portavoce della sicurezza nazionale di Washington, John Kirby, ha sottolineato che gli sforzi diplomatici continuano, sebbene la situazione rischi di andare fuori controllo. L’Iran, da parte sua, ha fortemente condannato l’attacco, mentre la Siria, a sua volta spesso vittima degli indiscriminati attacchi di Tel Aviv, ha accusato Stati Uniti e Israele di crimini contro l’umanità.

Come ricordato, precedentemente ai bombardamenti, la detonazione simultanea di migliaia di dispositivi elettronici in Libano aveva già contribuito ad esacerbare la crisi. Hezbollah e il governo libanese hanno infatti accusato Israele di essere responsabile di queste esplosioni, che hanno provocato decine di morti e migliaia di feriti. Gli eventi suggeriscono un’operazione coordinata volta a compromettere le capacità comunicative del gruppo sciita, un’azione che potrebbe essere compiuta solo da un Paese che dispone di un’importante rete di servizi segreti, proprio come Israele, e che rischia di portare a una guerra più estesa nella martoriata regione mediorientale.

Gli attacchi indiscriminati di Israele su Beirut rappresentano una grave violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Colpire aree civili e causare la morte di innocenti, inclusi bambini, è un crimine che non può essere giustificato da presunte ragioni di sicurezza o di difesa. Israele, con queste azioni, non solo perpetua una spirale di violenza, ma rischia di trascinare l’intera regione in un conflitto devastante che potrebbe avere conseguenze disastrose per il Medio Oriente e per la pace globale.

Con Israele che, per bocca dei suoi stessi rappresentanti ufficiali, afferma di non avere più “linee rosse” nella sua lotta contro Hezbollah, e con entrambe le parti pronte a nuove rappresaglie, il rischio di una guerra totale è sempre più concreto. Mentre la comunità internazionale chiede moderazione, l’escalation in corso sembra suggerire che Israele non ha intenzione di fermare la sua follia guerrafondaia, portando i due Paesi confinanti sull’orlo di un conflitto di dimensioni catastrofiche.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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