L’attenzione generale è tutta rivolta a quanto sta succedendo in Libano, ed è più che giusto che sia così. Io della questione non scriverò nulla, così come è rarissimo che scriva qualcosa in generale sulla situazione del Medio Oriente. Ho le mie idee, anche piuttosto radicate ed emotive, ma valgono quello che valgono. Non conosco la lingua di nessuno dei contendenti, ho un’infarinatura solo generale della loro cultura e religione, non conosco personalmente nessuno che viva da quelle parti, non so quali fonti sono attendibili e quali no (no, se mi stanno simpatici o antipatici o se dicono quello che voglio o non voglio sentirmi dire non è un criterio valido) e quindi mi pare molto sciocco mettermi ad ‟analizzare” una situazione nella quale sono il primo a smarrirmi. Scrivo questo perché alcune persone mi hanno chiesto cosa penso stia succedendo o possa succedere, e questo è quello che ho detto loro.

Ciò detto, torniamo ai lidi che ci sono più congeniali. Come al solito abbiamo trascurato la Bielorussia e abbiamo buttato là, come se fosse poco importante, la parte del discorso di Putin al Consiglio di Sicurezza in cui si diceva che l’ombrello nucleare russo era esteso anche a lei, alle stesse condizioni di impiego. Ieri però Lukašenko ha chiarito la cosa, parlando a Minsk agli studenti dell’Università Statale di Informatica e Radioelettronica (link 1, in inglese): la risposta nucleare scatterà automaticamente in caso di attacco alla Russia o alla Bielorussia da parte della NATO, più specificamente della Polonia – nel senso che è la Polonia che Lukašenko considera più minacciosa, al punto da rappresentarne i governanti mentre ‟si fregano le mani” al pensiero di attaccare la Bielorussia. ‟Glielo diciamo apertamente: la linea rossa è il confine di stato. Ci mettete un piede sopra, noi risponderemo immediatamente. Ci stiamo preparando. Lo dico apertamente e onestamente”, per poi ribadire che ‟bisogna negoziare con gli ucraini, dobbiamo mettere fine a questa guerra”.

L’attacco che teme, dunque, e quello che farebbe scattare immediatamente la risposta nucleare (addirittura, sempre citando lui, di tutto l’arsenale russo) è quello della NATO, non quello dell’Ucraina. Il che conferma quello che a me pareva già evidente: gli ucraini, da soli (o con la plausibile scusa di essere soli) possono fare più o meno tutto quello che vogliono, o almeno che possono – incluso invadere la Russia e magari pure la Bielorussia. La risposta nucleare però scatterà (per la Bielorussia par di capire in automatico, per la Russia non necessariamente) in caso di attacco esplicito della NATO o in caso di attacco solo formalmente ucraino ma nella realtà dei fatti NATO: tipo, appunto, materiale militare NATO maneggiato da specialisti NATO e diretto dall’intelligence NATO contro bersagli strategici russi (o bielorussi). Lì, che l’attacco sia partito dal territorio ucraino e sia stato nominalmente gestito dalle FFAA di Kiev è del tutto secondario perché a tutti gli effetti pratici, e la cosa è stata esplicitamente detta da Putin, verrà trattato come un attacco NATO.

Il problema è sempre stato solo in piccola misura l’Ucraina e in grande, grandissima, la NATO. E lo è ancora.

Link 1: https://eng.belta.by/president/view/lukashenko-belarus-red-line-is-its-state-border-161682-2024/

Francesco Dall’Aglio

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