Come promesso il divieto imposto dalla questura non ha fermato il corteo nazionale in sostegno alla resistenza palestinese di Roma. Nonostante la pioggia, già dalle ore 13 migliaia di persone, tra cui moltissimi studenti, si sono ritrovati nel piazzale delle Piramide cestia. E, nonostante l’ingente schieramento di polizia, hanno deciso di muovere in corteo dietro allo striscione “Palestina e Libano uniti: fermiamo il genocidio con la resistenza”. Molti manifestanti non sono riusciti ad arrivare, diversi i casi di pullman fermati dalla celere ai caselli autostradali. Solo il prologo di una giornata dove la polizia ha effettuato centinaia di identificazioni, 19 arresti e almeno 10 feriti.

Alla fine della giornata i numeri della questura diranno 5.000 manifestanti, al solito sottostimando la presenza che era probabilmente di almeno il doppio. Tanti giovani e giovanissimi, ma anche tanti signori e signore si sono uniti con sorrisi e solidarietà per i popolo palestinese e il popolo libanese «è importante essere qui oggi per sostenere il popolo palestinese e quello libanese, io sono qua con il mio corpo anche per dire che questa non è una piazza pro Hamas» racconta Samuele di 29 anni. Anche Grazia che di anni ne ha 65, dice «io sono qua perché come cittadina mi devo schierare per la libertà e contro la guerra». Una piazza eterogenea composta anche da diversi gruppi provenienti da fuori Roma, anche se molti pullman e gruppi sono stati fermati ai caselli autostradali all’entrata della capitale. Uscito il sole la folla sembra prendere ancora più vita, ma il dispiegamento esagerato e intimidatorio delle forze dell’ordine, il questore di Roma Roberto Massucci ha schierato più di 1.500 agenti della celere, manteneva un velo di pesante tensione. Schierata con camionette e idranti su tutte le entrate alla piazza, la celere faceva fluire poche persone alla volta, Moltissimi i manifestanti identificati dalle forze dell’ordine mentre tentavano di unirsi al corteo, gli organi di stampa parlano di addirittura 1.600 persone controllate.

Una immagine degli scontri tra una parte del corteo e la polizia

Dopo una contrattazione tra gli organizzatori della manifestazione, che chiedevano la concessione del corteo su viale Aventino, e i funzionari della Digos che non hanno fatto un passo indietro rispetto alle direttive ricevute, la folla dietro gli striscioni e sventolando bandiere palestinesi e libanesi ha iniziato a muoversi in corteo nella piazza, al grido di «corteo, corteo». I giornalisti affamati di foto scottanti o video scoop sono stati i primi a indossare i caschi e a correre da una parte all’altra alzando inutilmente il già alto livello di tensione. Girata praticamente tutta la piazza, una volta che il corteo è arrivato all’altezza di via Ostiense, le cose sono degenerate.

Non sono mancati momenti di scontro con la polizia. Bottiglie, bombe carta e fumogeni lanciate dalla parte più calda del corteo; manganelli e massicci lanci di lacrimogeni alla rinfusa che, come al solito, hanno finito per intossicare centinaia di persone da parte degli agenti. Dopo qualche minuto di confronto all’altezza di via Ostiense le forze dell’ordine sono entrate nella piazza con pensati cariche e camion con gli idranti, mettendo in fuga migliaia di persone. Alle 18:15, con gli occhi gonfi dai lacrimogeni praticamente tutti i presenti hanno lasciato la piazza, con le forze dell’ordine che per diversi minuti hanno fatto passare le persone una alla volta lasciando che i lacrimogeni potessero continuare il loro lavoro. Si parla di almeno 19 arresti e decine di feriti.

[di Filippo Zingone]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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