Alexandro Sabetti

C’è oggi una sinistra che si autodefinisce liberal progressista che non ha niente a che fare con la propria storia e tradizione. Il suo Occidente non solo non è Marx, e nemmeno è Platone, Spinoza o il cristianesimo ma il mercato e il consumo.

La sinistra liberal-progressista: un blob che consuma sé stessa

Diciamolo subito, continuare a parlare di ‘due sinistre’ come se fossimo ancora negli anni ’90 (e già allora era un errore), è una perdita di tempo. Questi sono discorsi superficiali, buoni solo per chi ha  ingenue visioni ecumeniche. Gli eventi come il conflitto in Ucraina e quello in Medio Oriente, hanno messo in evidenza una realtà ben diversa: il termine “sinistra” oggi è diventato un malinteso.

Non siamo di fronte a diverse versioni della sinistra, come poteva essere negli anni passati tra figure come Enrico Berlinguer, Willy Brandt o Olof Palme, rappresentanti delle varie anime comuniste, socialiste e socialdemocratiche.

Oggi esiste una sinistra liberal-progressista che non ha nulla in comune con quelle tradizioni che storicamente combattevano il neoliberismo, considerato sempre una caratteristica di destra.

Questa nuova sinistra è un’entità neoliberale che la sinistra storica, in tutte le sue forme, avrebbe avversato. L’elemento che la unisce è un profondo disprezzo per tutto ciò che è storia e tradizione, un’avversione verso la vita che si sviluppa e si evolve all’interno di comunità radicate.

In questa visione, le comunità devono essere smantellate a favore di un individualismo spinto, dove l’unico legame sociale è quello basato sul consumo.

Il loro concetto di Occidente non ha nulla a che vedere con Platone, Spinoza, il cristianesimo o la cultura latina. Per loro la nostra sfera di esistenza è sinonimo di mercato e consumo. E la democrazia che immaginano è senza popolo, fatta di élite illuminate che pretendono di sapere meglio di chiunque altro cosa sia giusto. Una democrazia in cui la cittadinanza è irrilevante. Una “democrazia senza democrazia“.

Questi gruppi hanno semplicemente usurpato il termine “sinistra” per raccogliere voti. Un’operazione che ha radici nel progetto di Eugenio Scalfari con la nascita de La Repubblica e ha avuto il sostegno di figure come Walter Veltroni, il quale, sorprendentemente, era parte del PCI pur disprezzando la sua cultura e storia.

Ma quel tentativo è giunto al capolinea. Era un progetto elitario, privo di contatto con la realtà, che ha devastato l’economia del paese e distrutto la sua cultura democratica. I tragici balletti della Schlein per evitare di prendere posizioni pubbliche su tutte le principali questioni sul tavolo, guerra ed economia, giocando tutto sult evolo delle allenzi (Renzi si o no) sono l’ulteriore conferma che stanno contribuendo assieme all’altrettanto tragico governo Meloni, alla rovina dell’economia europea, costruendo un mondo fondato su un fragile equilibrio del terrore.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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