Israele ha dichiarato guerra all’umanità. A parte le prese di posizione politiche di alcuni stati, sempre opportune, la maggior parte dei paesi del mondo non sta facendo nulla e si rende complice di questo spietato crimine israliano. Il mondo multipolare, seppur ricercato, è ancora lontano dall’essere tradotto nella pratica.

 di Angelo Caputo  

Non ce lo possiamo permettere.

Essendo un giornale settimanale, non possiamo permetterci di scrivere quotidianamente su aspetti essenziali come la volontà di Israele di aprire un nuovo fronte di guerra per perpetuare il genocidio dei palestinesi e raccontare giornalmente gli eccidi e le provocazioni terroristiche di questi ultimi giorni. Possiamo solo descrivere il quadro generale, non potendo rincorrere le notizie. In questi decenni di politiche genocide, Israele ha costretto un intero popolo, quello palestinese, all’esodo. Un milione e mezzo di palestinesi è stato costretto a fuggire dalla loro terra, e questo dato è tutt’altro che veritiero, essendo stimato al ribasso.

La tendenza imperialista israeliana non si limiterà a questo, e l’evidenza la vediamo ogni giorno: Israele continua a conquistare nuovi territori da stati limitrofi, perpetuando la volontà di sterminio al di là dei confini della Palestina. I mass media egemonici in Italia sono complici dello sterminio del popolo palestinese, ripubblicando da più di un anno la stessa notizia di una possibile tregua o accordo. Non sapendo più come fare per indicare Israele come l’unico stato destabilizzante in Medio Oriente, demistificano qualsiasi atto terroristico commesso da Israele, come i bombardamenti su territori di altri stati, le uccisioni di leader politici, ministri, capi di comunità religiose e politiche. Questi atti sono compiuti come dei veri terroristi, con la conquista dei confini e dei valichi a sud, al confine con l’Egitto. Forse anche noi ci siamo limitati a definirli provocazioni, ma questi sono veri e propri atti di terrorismo e dichiarazioni di guerra. Israele ha dichiarato guerra all’umanità.  Nonostante Israele abbia bombardato, ucciso civili, politici, distrutto case, ospedali e scuole senza una formale dichiarazione di guerra, ciò che sta compiendo è ancora più terroristico. È raccapricciante come i giornali italiani, le radio e i telegiornali non raccontino la verità, ma continuino ad  illudere il popolo. Così come noi comunisti, negli anni ’20, abbiamo combattuto il nazifascismo come atto disumano, oggi i comunisti combattono il sionismo. I comunisti degli anni ’20 e ’30 avevano una dimensione internazionale e controllavano vari stati. Hanno prima concluso la Prima Guerra Mondiale con la Rivoluzione Sovietica e poi, negli anni ’40, distrutto il nazifascismo, pagando un tributo di più di 30 milioni di compagni morti da eroi per l’eroica resistenza contro la belva maledetta nata dal seme dell’imperialismo tedesco e italiano. Oggi, in assenza di alleanze e sconfitti parzialmente dalla Guerra Fredda, non abbiamo le forze necessarie per contrastare efficacemente la violenza del sionismo. Lodevoli sono le decisioni politiche e le dichiarazioni fatte all’ONU dai vari rappresentanti o capi di stato di paesi come la Colombia, il Venezuela, la Bolivia, il Nicaragua e molti altri delegati di tutto il mondo, che hanno abbandonato la sala quando il primo terrorista israeliano, Netanyahu, ha preso la parola. Una cosa va detta: è relativamente facile contrastare l’imperialismo israeliano rompendo le relazioni commerciali (sopratutto quelle dell’apparato bellico), cosa che l’Italia non è riuscita a fare, essendo e continuando ad essere complice del genocidio. Questo è ciò che noi comunisti italiani dobbiamo combattere. Un’altra cosa, invece, è contrastare sul campo l’imperialismo israeliano e i suoi sponsor, come stanno facendo Hezbollah, l’Iran, lo Yemen e ciò che resta della Siria. A parte le prese di posizione politiche di alcuni stati, sempre opportune, la maggior parte dei paesi del mondo non sta facendo nulla e si rende complice di questo spietato crimine. I BRICS, come abbiamo detto più volte, non sono ancora in grado, a causa di differenze sostanziali politiche, economiche e di classe, di avere una posizione chiara e un comportamento univoco. Il mondo multipolare, seppur ricercato, è ancora lontano dall’essere tradotto nella pratica. Dopo questi terribili fatti, l’imperialismo domina ancora sul piano militare, economico e sociale. Apparentemente non c’è alcuna forza in grado di fermare la violenza che Israele commette in tre stati contemporaneamente: in Palestina, a Gaza, sterminando una popolazione senza un esercito che la difenda; in Libano, bombardando, uccidendo leader civili e occupando parte del territorio, entrando anche via terra; in Yemen, con bombardamenti mirati su obiettivi strategici. L’Arabia Saudita, oltre a essere uno degli stati più iniqui sulla faccia della terra, è complice di Israele, così come tutti gli stati del Golfo. La Giordania è complice, la Libia, invece, prima è stata definita stato canaglia, quando sosteneva la causa palestinese, poi bombardata dall’imperialismo occidentale. La Turchia, mentre si scaglia con dichiarazioni di fuoco contro Israele e sostiene Hamas, si guarda bene dal confrontarsi direttamente con lo Statto di Israele. La maggior parte degli stati a prevalenza musulmana sono così implicati con l’economia statunitense e, indirettamente, con Israele, che, nonostante avvertano la pressione delle opinioni pubbliche nazionali, decisamente orientate in chiave antisionista, alimentando lo scontro tra arabi, sono, di fatto, indirettamente implicate nello sterminio dei palestinesi. Tutti gli stati occidentali sono complici diretti e sostenitori del terrorista Netanyahu. Le democrazie occidentali sono, ancora una volta, le principali responsabili degli atti terroristici nel mondo. Le potenze o le forze politiche che, nel mondo arabo, tentano di opporsi alla politica di aggressione neocoloniale dello Stato di Israele ( come L’Iran, la Siria; Hezbollah, e l’intero asse della resistenza, fatto anche di forze laiche e progressiste) sono sistematicamente minacciate con atti di guerra (pensiamo al conflitto siriano dove l’integralismo sunnita operava in stretto collegamento con gli Usa ed Israele) o con sanzioni economiche che hanno sulla società civile e sull’economia degli stati effetti molto pesanti. Ricordiamo, inoltre, che una parte delle tensioni tra stati arabi (i cui effetti si traducevano in una guerra civile permanente tra sunniti e sciiti) sono stati depotenziati dalla diplomazia cinese grazie all’accordo tra Iran ed Arabia Saudita che ha, di fatto, intralciato o, per lo meno rallentato, la prosecuzione degli Accordi di Abramo. Poste queste condizioni, e, tenendo anche conto della natura non certo progressista di alcune di queste forze, è evidente che l’azione dell’asse della resistenza si compie in un quadro generale ed in un contesto internazionale estremamente difficoltoso ed aspramente iniquo, all’interno del quale L’Iran o Hezbollah possono essere soggetti ad attacchi molto pesanti, con operazioni spettacolari come quella compiuta nei confronti del vertice di Hezbollah in Libano o gli attacchi mirati a personalità politiche molto influenti in Iran. La resistenza libanese non può fermare gli attacchi aerei, ma, come è avvenuto in passato, si sta scontrando contro l’esercito israeliano che prova ad incunearsi nel Libano del sud. L’Iran ha risposto agli atti di guerra con un attacco mirato verso obiettivi militari completamente legittimo sul piano del diritto internazionale. Per queste forze si tratta di un conflitto lungo, complesso e carico di contraddizioni (pensiamo solo ai rapporti tra Hamas che è stato sempre finanziato da Emirati Arabi e Qatar ed Hezbollah, storicamente vicino a Siria ed Iran) che, probabilmente, coinvolge anche una lotta per l’egemonia su tutti i popoli e gli Stati arabi, ma, al di là di questo conflitto sul campo, ciò che appare con evidenza, è  la reazione dell’opinione pubblica mondiale nei confronti dell’arroganza israeliana, dell’impunità che pretende di avere in virtù di un aperta complicità da parte degli Stati occidentali e degli Stati Uniti in primis. L’indifferenza ed il disprezzo del diritto internazionale, supportato apertamente dagli Usa, mettono in luce sia l’ipocrisia ed il doppio standard dell’occidente nei confronti dei diritti umani, ma anche la perdita completa di ogni egemonia del sionismo di fronte all’opinione pubblica mondiale. Il paradosso è che l’impunità che Israele sente di avere a livello mondiale è la causa principale dell’entità sproporzionata delle violenze, dei massacri e dei genocidio che sta compiendo  nei confronti degli arabi, ma è al tempo stesso la causa della mobilitazione in tutti i paesi del mondo, a partire dagli Usa, delle mobilitazioni a sostegno del popolo palestinese. Per non restare nel campo delle astrazioni, il collettivo politico comunista “La Città Futura”, come molte altre organizzazioni che operano in Italia, si impegna non solo a fare analisi internazionaliste corrette, ma anche a contrastare il governo Meloni e parte dell’opposizione, anch’essa apertamente sostenitrice dello Stato criminale di Israele. Sosteniamo qualsiasi manifestazione a tal fine, inclusa quella del 5 ottobre e tante altre che speriamo ci siano nel prossimo futuro. Auspichiamo che tutte le componenti pacifiste, comuniste e anticapitaliste possano scendere in piazza e manifestare pacificamente insieme alle comunità palestinesi.

https://www.lacittafutura.it/editoriali/non-ce-lo-possiamo-permettere

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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