Il conflitto tra Ucraina e Russia, che si protrae ormai da oltre due anni, sta attraversando una fase critica, con crescenti difficoltà per le forze armate ucraine.

Come evidenziato dal presidente americano Joe Biden in Germania, l’inverno si prospetta estremamente impegnativo. Con il deteriorarsi della situazione sul campo di battaglia, aumentano i timori di un possibile tracollo ucraino, una prospettiva che potrebbe avere ripercussioni devastanti sia dal punto di vista strategico che umanitario.

Il rischio di tracollo per l’Ucraina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nonostante le difficoltà crescenti, continua a promuovere il suo “Piano per la vittoria”, ma la realtà sul campo è ben diversa. Le forze ucraine stanno infatti perdendo terreno su più fronti, compreso quello di Kursk, la regione russa vicina al confine con l’Ucraina occupata quest’estate con un colpo a effetto, dove le truppe di Kiev rischiano di trovarsi accerchiate dalle forze russe.

Secondo fonti ucraine, le forze armate della Federazione Russa hanno rafforzato la loro presenza nella regione di Kursk, con circa 50.000 militari impegnati in azioni offensive, una cifra confermata dallo stesso Zelensky.

Le ritirate ucraine, come quella da Vuhledar, sono difficili da gestire dal punto di vista politico e strategico. L’Alto comando ucraino ha infatti autorizzato il ritiro di alcune unità al fine di preservare il personale e l’equipaggiamento, ma tali decisioni vengono spesso prese in ritardo e rischiano di compromettere ulteriormente la posizione delle forze di Kiev.

L’offensiva russa prima dell’inverno

La Russia sembra intenzionata a intensificare le operazioni militari prima dell’arrivo del rigido inverno, con progressi significativi nelle regioni di Donetsk, Luhansk e Kharkiv.

L’avanzata russa è particolarmente incisiva lungo la linea del fronte a sud di Pokrovsk e a est di Marynka, dove le truppe di Mosca stanno guadagnando terreno. Nella regione di Kharkiv, l’esercito russo sta spingendo verso Kupyansk e cercando di costringere gli ucraini a ritirarsi dalla sponda orientale del fiume Oskol, accerchiando così le forze di Kiev.

La pressione russa è costante e si sta intensificando lungo tutti i fronti, rendendo sempre più difficile per l’Ucraina difendere le sue posizioni.

La catastrofe militare e umanitaria

La controffensiva ucraina, iniziata il 6 agosto, ha subito pesanti perdite. Fonti occidentali, come Forbes, riportano che Kiev ha perso un numero significativo di veicoli da combattimento avanzati forniti dall’Occidente, come i CV-90, i Marder e gli M-2 Bradley.

Le perdite umane sono altrettanto gravi: il ministero della Difesa russo sostiene che, nella sola regione di Kursk, le forze ucraine abbiano perso oltre 21.500 soldati tra morti e feriti dall’inizio dell’offensiva, insieme a 139 carri armati distrutti.

Queste cifre, seppur provenienti da fonti russe, secondo molti analisti indipendenti, non sono lontane dalla realtà e riflettono una realtà tragica per le forze di Kiev, che stanno subendo perdite devastanti.

L’intensificazione degli attacchi russi, inclusi bombardamenti massicci con bombe aeree, droni kamikaze e missili ipersonici Kinzhal, sta ulteriormente indebolendo la capacità di resistenza ucraina.

A fronte di questi attacchi, Kiev ha risposto con raid mirati su depositi russi e infrastrutture militari, utilizzando missili Storm Shadow e SCALP EG.

Il rischio di una nuova offensiva russa

Le prospettive per l’Ucraina sono allarmanti. Fonti ucraine e russe indicano che Mosca starebbe accumulando forze per lanciare un’offensiva su più fronti, cercando di provocare il collasso delle difese ucraine, già a corto di truppe e munizioni.

Le linee di difesa ucraine sono sottoposte a una pressione crescente, con diversi reparti bloccati nella regione di Kursk e in altre aree critiche del fronte.

Nonostante le difficoltà, alcuni analisti occidentali, sostenuti da ambienti della NATO, affermano che la Russia potrebbe non disporre delle riserve sufficienti per lanciare offensive su larga scala, citando le pesanti perdite subite dall’inizio del conflitto.

Tuttavia, il Pentagono rimane cauto, avvertendo che Mosca potrebbe comunque continuare a fare “guadagni incrementali” lungo il fronte, mantenendo la pressione costante sulle forze ucraine.

Il bilancio delle perdite russe

Anche la Russia ha subito perdite significative, difficili da quantificare. Le cifre fornite da Kiev e dai Think Tank ‘atlantisti’ sono assolutamente inattendibili (arrivano a parlare di 600mila morti, un numero che avrebbe portato al collasso l’intera struttura militare russa). La flotta navale russa ha subito pesanti danni, con diverse navi della flotta del Mar Nero distrutte o gravemente danneggiate. Questa guerriglia marittima ha costretto la Russia a ridurre la sua presenza navale nella regione, allontanando così la possibilità – se mai fosse stata contemplata- di una possibile invasione anfibia di Odessa.

E dunque, mentre il presidente ucraino Zelensky insiste a favore di telecamere col suo “Piano per la vittoria”, le truppe ucraine continuano a perdere terreno su tutti i fronti, e quel lembo di Russia conquistato a Kursk, rischia di trasformarsi nell’errore fatale che segna la guerra

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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