Sulla questione “Ottolina neofascista smascherata da Micromega”, che sta tenendo banco da ormai due giorni, mi limito a una serie di brevi considerazioni.

La prima, ovvia: una cattiva recensione è comunque una recensione, una cattiva pubblicità è comunque pubblicità. Per cui penso che da parte di Ottolina ci sia solo da ringraziare per le visualizzazioni extra (Micromega suppongo questa storia delle visualizzazioni non l’abbia capita, loro ciclostilano in proprio).

La seconda, sempre ovvia: Micromega che dà patenti di sinistra o non sinistra è qualcosa di talmente tanto surreale che fa il giro completo.

La terza: Ottolina raduna una gran quantità di voci diverse, ognuna con qualche qualità specifica (o che dice fregnacce specifiche, se preferite). Alcune di queste voci sono molto di sinistra, altre mediamente di sinistra, altre poco di sinistra, altre per niente. Se ad esempio pensavate che Mini fosse stato generale nell’Armata Rossa, vi devo deludere.

La quarta: Micromega parte da un titolo ambizioso, retorica di sinistra, ideologia di estrema destra. Ci si aspetterebbe dunque una discussione su questa ideologia, con esempi e citazioni dei momenti in cui Ottolina la porta avanti. Sorpresa: questa analisi non c’è. Ci sono attacchi ad hominem a collaboratori di Ottolina che hanno pubblicato o pubblicano su pagine di destra o che sono contigui ad ambienti di destra (ricordo che Azov, per Micromega, non è di destra), e la conclusione che Ottolina prende per il culo i suoi followers che si aspettano di trovare analisi di sinistra e invece ci trovano De Benoist e Dugin.

È un articolo povero, mi verrebbe da dire misero. Soprattutto, è evidente espressione di una grossa preoccupazione da parte di ambienti che (come Ottolina secondo loro) si dicono di sinistra ma di sinistra non hanno nulla e che evidentemente temono di perdere le rendite di posizione acquisite in decenni non di lotta militante ma di corteggiamenti ai potentati locali e progressive svendite di sé e di altri. Questi ambienti non sono ovviamente Micromega, che avrà anche un bel definirsi “la più importante rivista italiana di approfondimento culturale e politico” ma ha un impatto molto più ridotto di “Gatto magazine”, e c’è dunque da chiedersi chi si sta preoccupando così tanto di Ottolina e se la preoccupazione sia davvero per Ottolina e non, magari, per formazioni politiche i cui rappresentanti, alcuni almeno, con Ottolina collaborano.

L’ultima considerazione: mi aspettavo di essere citato anch’io. Ci sono rimasto molto male, inutile negarlo.

Francesco Dall’Aglio

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