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Zela Satti

Le elezioni presidenziali e il referendum consultivo in Moldova hanno messo in evidenza la profonda spaccatura politica e sociale del Paese, segnato da una costante tensione tra le forze filo-europee e quelle filo-russe.

Il contesto politico, condizionato dalla vicinanza alla guerra in Ucraina e dall’influenza della Russia, ha fatto emergere divisioni storiche e culturali che riflettono l’identità complessa della nazione.

In questo scenario, la presidente Maia Sandu ha ottenuto un  risultato deludente e insufficiente a consolidare la sua leadership al primo turno, mentre il referendum sull’inserimento dell’adesione all’Unione Europea nella Costituzione ha visto prevalere di pochissimo il fronte del “si”, dopo una volata al fotofinish, tra accuse di brogli e manipolazioni da entrambe le parti.

Moldova, Sandu al ballottaggio

Maia Sandu, presidente in carica e leader del Partito d’Azione e Solidarietà (PAS), rappresenta l’ala liberale e filo-occidentale del Paese, sostenuta apertamente dal Partito Popolare Europeo e dalla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen.

Tuttavia, nonostante l’ampio sostegno internazionale e interno, Sandu ha raccolto solo il 38% dei voti al primo turno, insufficiente per evitare il ballottaggio previsto per il 3 novembre.

Il suo principale rivale, Alexandr Stoianoglo, candidato del Partito dei Socialisti della Repubblica di Moldova (PSRM), ha ottenuto il 28%, confermando la forza dell’opposizione filo-russa. Stoianoglo, considerato dai media mainstream un ‘populista di sinistra’, si oppone fermamente all’integrazione europea, proponendo invece un rafforzamento dei legami con Mosca.

Il clima elettorale è stato ulteriormente teso dalle accuse di brogli e manipolazioni, un elemento ricorrente nelle dinamiche politiche moldave, dove il confronto tra le due principali fazioni si intensifica in ogni appuntamento elettorale.

Le paure e i sospetti di interferenze esterne, con accuse reciproche, da una parte l’ossessione dell’ingerenza russa, dall’altra il timore delle infiltrazioni stile “Maidan”, sono accentuati dalla vicinanza geografica e politica del Paese alla guerra in Ucraina, rendendo il voto una questione cruciale per la stabilità interna.

Il referendum consultivo: si all’UE in costituzione

Parallelamente alle elezioni presidenziali, il Paese è stato chiamato a esprimersi tramite un referendum consultivo sull’inserimento dell’adesione all’Unione Europea nella Costituzione.

Contrariamente alle aspettative della presidente Sandu, i risultati del referendum sono stati una sorpresa: i voti favorevoli e contrari sono molto vicini con una leggerissima maggioranza per il fronte del “si”.

Questo esito riflette perfettamente le divisioni interne del Paese, dove una parte della popolazione, soprattutto quella più giovane e urbana, guarda all’Europa come un modello, mentre i russofoni e le aree rurali rimangono ancorate alla sfera di influenza russa.

Sarà necessario attendere la certificazione finale dei risultati, con la possibilità di ricorsi e riconteggi, a causa della stretta differenza tra i due schieramenti.

Neutralità e minaccia della guerra

La Moldova si trova in una posizione estremamente delicata, sia dal punto di vista geografico che strategico. Da un lato, confina con l’Ucraina, teatro di un conflitto che ha ulteriormente esacerbato le tensioni in tutta la regione.

Dall’altro, è vicina alla Romania, membro della NATO, che ospita basi militari dell’Alleanza Atlantica. Questi fattori rendono la Moldova un territorio vulnerabile alle pressioni sia da parte della Russia che dell’Occidente.

La Costituzione moldava sancisce la neutralità del Paese, e la maggior parte della popolazione rimane contraria a qualsiasi coinvolgimento nella NATO, temendo che un’integrazione nell’Alleanza possa aggravare ulteriormente la situazione di sicurezza.

A complicare il quadro c’è la questione irrisolta della Transnistria, regione separatista filorussa che gode del sostegno di Mosca. Sebbene il conflitto sia congelato dal 1992, la regione mantiene un fragile equilibrio, che consente ai suoi abitanti di commerciare sia con l’Europa che con la Russia.

Il futuro della Moldova

Il futuro della Moldova dipenderà da come verranno risolti i prossimi appuntamenti elettorali e dal risultato del ballottaggio tra Sandu e Stoianoglo.

La pressione internazionale, soprattutto da parte dell’Unione Europea, continuerà a giocare un ruolo fondamentale nel definire il percorso del Paese. La presidente von der Leyen ha già annunciato un pacchetto di aiuti da 1,8 miliardi di euro per sostenere gli investimenti moldavi, segnale evidente dell’interesse europeo a mantenere la Moldova nel proprio orbitale.

D’altro canto, la Russia, storicamente legata alla Moldavia, non rinuncerà facilmente alla sua influenza. Le relazioni tra Chisinau e Mosca si sono deteriorate soprattutto dopo la richiesta di adesione all’UE nel 2022, sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina.

Tuttavia, la Moldova rimane intrappolata in un delicato equilibrio, in cui le scelte troppo drastiche verso l’una o l’altra direzione potrebbero avere conseguenze disastrose, come dimostrato dal conflitto in Ucraina

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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