Jordana Cutler, ex consigliere del primo ministro Benjamin Netanyahu e del partito Likud, è la responsabile della moderazione dei contenuti di Facebook e Instagram relativi al Medio Oriente.
Sapete chi modera i contenuti sul Medio Oriente sui social?
Secondo un’indagine condotta dal giornalista Sam Biddle per la testata investigativa statunitense The Intercept, Jordana Cutler sarebbe responsabile della censura mirata dei contenuti pro-palestinesi su queste piattaforme, utilizzando la sua posizione di vertice all’interno di Meta (la società madre di Facebook e Instagram) per tutelare gli interessi israeliani e limitare la visibilità di post critici nei confronti di Israele.
Jordana Cutler e l’inchiesta di The Intercept
L’indagine di The Intercept rivela dettagli significativi sull’attività di Cutler all’interno di Meta e sul suo presunto utilizzo di canali interni per identificare e segnalare contenuti filo-palestinesi. Secondo Biddle, Cutler si sarebbe concentrata su post di gruppi di protesta studentesca pro-palestinesi, oltre che su contenuti riguardanti il conflitto in Gaza e in generale la guerra in Medio Oriente, definendo alcuni di questi come pericolosi o legati a organizzazioni terroristiche.
Questa attività di censura, come denunciato da Biddle, è in aperto collegamento con il governo israeliano. Cutler stessa, in un’intervista del 2020, aveva dichiarato di considerare il proprio ruolo come un ponte tra Facebook e Israele: “Il mio lavoro è rappresentare Facebook in Israele e rappresentare Israele su Facebook.” Le sue parole confermano la sua missione di conciliare gli interessi della piattaforma con quelli politici di Israele, sollevando preoccupazioni tra i difensori della libertà d’espressione e degli attivisti pro-palestinesi.
Una posizione unica e di privilegio
Una delle critiche principali al ruolo di Cutler riguarda l’unicità della sua posizione all’interno di Meta. A differenza di altre regioni coperte da un unico “policy team” responsabile per vasti territori, Israele dispone di un rappresentante esclusivo. Questa scelta di Meta è vista da alcuni come una forma di favoritismo, che permetterebbe ad Israele una moderazione di contenuti estremamente mirata e potenzialmente discriminatoria, dal momento che non esiste una controparte per i palestinesi.
Censura o prevenzione del ‘terrorismo’?
Uno dei punti più delicati del caso Cutler riguarda la sua identificazione di specifici contenuti filo-palestinesi come collegati a gruppi terroristici, etichettandoli come pericolosi. Biddle ha rivelato che molti dei post segnalati da Cutler menzionavano gruppi o individui designati come terroristi dagli Stati Uniti o da Meta stessa.
Tuttavia, nel corso del 2022, Meta ha introdotto modifiche alla propria politica riguardo le “organizzazioni pericolose,” consentendo una maggiore libertà di discussione sociale e politica attorno a questi soggetti. Questo aggiornamento avrebbe dovuto rendere meno restrittiva la censura di contenuti legati a queste entità; tuttavia, secondo Biddle, il comportamento di Cutler sembra aver ignorato o reinterpretato queste linee guida, mantenendo un approccio fortemente censurante.
La controversia attorno a Jordana Cutler solleva questioni significative sull’influenza che governi e funzionari politici possono esercitare su piattaforme globali come Meta, e sui rischi che queste influenze pongono per la libertà d’espressione.
La possibilità che un funzionario strettamente legato ad un governo sia in grado di influenzare la moderazione di contenuti in un’area tanto complessa e conflittuale come quella mediorientale mette in discussione la neutralità che un social network come Facebook dovrebbe teoricamente perseguire.
Il caso di Cutler potrebbe costituire un precedente per altri governi e per altre piattaforme tecnologiche, sollevando interrogativi su come bilanciare la prevenzione del terrorismo con il rispetto dei diritti umani, senza che la moderazione dei contenuti venga manipolata per fini politici.