Dalla prossima settimana avrà inizio una nuova «rivolta agricola», che vedrà un «blocco del trasporto di generi alimentari». È questa la promessa che il Coordinamento rurale agricolo, il secondo sindacato agricolo francese, ha veicolato nelle ultime ore, annunciando di riportare in strada i trattori per riprendere le proteste contro le politiche agricole dell’Unione Europea. Alla mobilitazione agricola parteciperanno anche gli altri due potenti sindacati agricoli francesi, la FNSEA e la Confederazione dei contadini, che chiama all’azione contro gli «accordi di libero scambio« e «l’accaparramento di terre da parte delle compagnie energetiche». A riaccendere la miccia sono gli aumenti dei costi di produzione e delle materie prime, ma soprattutto l’accordo di libero scambio appena messo a punto dall’UE e i Paesi del Mercosur (Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay e Bolivia), osteggiato dai sindacati agricoli, su cui il G20 della prossima settimana potrebbe imprimere il timbro definitivo.

Se le proteste sono state indette su ampia scala per la prossima settimana, in Francia e in Belgio negli ultimi giorni sono andati in scena episodi piuttosto emblematici delle tensioni che si respirano. Mercoledì scorso, un centinaio di agricoltori della via Campesina –  movimento che ha l’obiettivo di “globalizzare” le lotte che accomunano gli agricoltori del nord e del sud del mondo – si sono riuniti a Bruxelles e hanno parcheggiato quattro mezzi davanti alla sede della Commissione europea, organismo responsabile di un negoziato di libero scambio con il Mercosur. Secondo i manifestanti, il patto potrebbe infatti penalizzare enormemente il comparto agricolo europeo, con gravi conseguenze anche dal punto di vista sociale, sanitario e ambientale, tra cui l’aumento della deforestazione per l’allevamento. Con loro, erano presenti membri del sindacato belga Fugea, ma anche esponenti dell’Europarlamento, come Manon Aubry, co-presidente de laSinistra, e Carola Rackete, europarlamentare indipendente del medesimo gruppo. Ieri mattina, nell’Est della Francia, decine di agricoltori si sono radunati sulla strada dipartimentale tra Rixheim e Habsheim e hanno occupato una rotatoria. Proteste anche nel sud del Paese: a Tarascona, gli agricoltori hanno scaricato mucchi di letame davanti all’ingresso della sede dell’ufficio delle imposte, mentre a Rousset hanno bloccato la piattaforma logistica della catena di supermercati LIDL. Non è casuale che la mobilitazione generale sia stata prevista per la prossima settimana: lunedì 18 e martedì 19 novembre, infatti, avrà luogo a Rio de Janeiro, in Brasile, il vertice del G20, nella cui cornice potrebbe essere siglato il controverso accordo.

Nel 2024, le proteste degli agricoltori sono sfociate in grandi mobilitazioni specialmente a gennaio e febbraio, mesi in cui presidi e manifestazioni erano arrivati ovunque: in Francia le proteste sono andate avanti per mesi, paralizzando il Paese; in Germania i contadini si erano resi protagonisti di una delle più rumorose proteste del continente, circondando numerose città, istituendo blocchi urbani e occupando le autostrade; in Romania e in Paesi di frontiera con l’Ucraina i cortei hanno coinvolto i trasportatori, dato che anch’essi lamentavano l’applicazione di due pesi e due misure da parte dell’UE. In Italia le proteste sono partite nella seconda metà di gennaio, proseguendo per circa un mese e coinvolgendo numerose città. Poi, a inizio giugno, a pochi giorni dalle elezioni europee, più 500 agricoltori si sono schierati su oltre una dozzina di strade nei pressi dei valichi di frontiera tra Francia e Spagna, addosso ai Pirenei, bloccando il traffico nei punti di accesso. E ora sembra arrivato il momento di riaccendere la protesta.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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