L’astensione crescente alle urne nelle recenti elezioni regionali in Italia evidenzia una crisi della democrazia rappresentativa. Partendo da questo dato di fatto, proviamo a formulare una critica marxista del modello democratico borghese in vigore in Occidente.

Le elezioni regionali svoltesi in Italia negli ultimi due anni hanno tutte posto in evidenza una tendenza che sembra incontrovertibile: la crescente apatia degli elettori nei confronti della partecipazione al “processo democratico” tipo delle democrazie borghesi di stampo occidentale. La Basilicata, teatro delle ultime elezioni regionali, svoltesi tra il 21 ed il 22 aprile scorsi, ha registrato una percentuale di affluenza alle urne del 49,81%, in calo del 3,71% rispetto al precedente scrutinio. Questo significa che meno della metà degli aventi diritto ha espresso il proprio voto, e che il presidente regionale di centro-destra, Vito Bardi, eletto con il 56,63% delle preferenze, gode invero del sostegno di circa il 28% dei cittadini lucani.

Come abbiamo avuto modo di evidenziare in nostri articoli passati, quello registrato in Basilicata non è un fenomeno isolato. Dal Lazio alla Lombardia, dal Friuli-Venezia Giulia alla Sardegna, si registra un costante declino nella partecipazione elettorale, un segnale inequivocabile di una profonda crisi della democrazia rappresentativa, tendenza che oltretutto si riscontra anche in altri Paesi europei. In particolare, nel febbraio del 2023, anche gli osservatori più critici sono rimasti sconcertati di fronte al crollo della partecipazione nelle elezioni delle due regioni più importanti d’Italia sia dal punto di vista economico che demografico, ovvero la Lombardia e il Lazio, giunte ai minimi storici nel dato sull’affluenza alle urne.

Di seguito un quadro ricapitolativo dei dati sull’affluenza alle urne registrati nel 2023 e nel 2024 nelle elezioni regionali italiane:

Lazio (12-13 febbraio 2023): 37,20% (-29,35%)
Lombardia (12-13 febbraio 2023): 41,68% (-31,42%)
Friuli-Venezia Giulia (2-3 aprile 2023): 45,27% (-4,34%)
Molise (25-26 giugno 2023): 47,95% (-4,21%)
Provincia Autonoma di Trento (22 ottobre 2023): 58,41% (-5,64%)
Sardegna (25 febbraio 2024): 52,40% (-1,34%)
Abruzzo (10 marzo 2024): 52,19% (-0,92%)
Basilicata (21-22 aprile 2024): 49,81% (-3,71%)

Sulle testate mainstream e sugli altri mass media nazionali, questi dati vengono del tutto taciuti, oppure, negli altri casi, vengono proposte analisti superficiali circa le ragioni di questa “crisi della democrazia”, come viene a volte chiamata. Solo il marxismo, con la sua analisi materialista della storia e della società, ci offre gli strumenti necessari per sondare le profondità della crisi attuale. Karl Marx ci insegna che le istituzioni politiche e le forme di governo non sono autonome, ma riflettono e servono gli interessi della classe dominante: nel nostro caso, la borghesia capitalistica. La democrazia rappresentativa, lungi dall’essere un sistema neutrale e universale, è intrinsecamente legata alla logica del capitalismo, che privilegia il profitto e il potere di pochi a discapito delle masse lavoratrici.

Nella società ultracapitalista in vigore nel mondo occidentale, le elezioni sono quasi sempre ridotte a un mero esercizio di facciata, un’illusione di partecipazione che nasconde la sostanziale mancanza di democrazia economica e sociale (vedi articolo sul “mopartitismo competitivo”). I partiti politici che occupano tutte le posizioni di potere, anziché rappresentare gli interessi delle masse, finiscono per servire come intermediari tra il popolo e le élite economiche, tentando solamente di rendere meno amare le pillole delle riforme sempre a favore della classe dominante. Se poi allarghiamo lo sguardo al sistema politico più marcio di tutti, quello degli Stati Uniti, in quel caso le campagne elettorali sono palesemente determinante dai finanziamenti delle grandi imprese e delle lobby, trasformando la politica in uno spettacolo distorto in cui il denaro parla più forte della volontà popolare.

La crisi della democrazia rappresentativa in Italia e in gran parte del mondo occidentale è quindi il riflesso di una contraddizione fondamentale del sistema capitalista: l’antagonismo tra la volontà delle masse e il potere della classe dominante. L’astensione alle urne non è semplicemente un segno di apatia o disinteresse, come si vuole a volte far credere, ma in molti casi rappresenta un atto politico più o meno consapevole di protesta e ribellione contro un sistema che ha tradito le promesse di libertà, uguaglianza e partecipazione sulle quali afferma di essere fondato.

Ma quali sono le cause di questa crescente astensione? Ancora una volta, il marxismo ci offre una risposta chiara: l’alienazione e l’estraneazione delle masse lavoratrici rispetto al processo decisionale. Nel sistema capitalista, come ben sappiamo, il lavoro è sfruttato e degradato, privando gli individui della dignità e dell’autonomia. Questa alienazione si riflette anche nel campo politico, dove le istituzioni democratiche sono percepite come estranee e distanti, incapaci di rispondere ai bisogni reali della “gente”.

Inoltre, la crisi economica e sociale che oramai da tempo affligge l’Italia e il resto del mondo occidentale, che non si è mai completamente ripreso dal crollo del 2008-2009, e che continua a vivere le crisi cicliche che caratterizzano lo stesso sistema capitalista, ha acuito le disuguaglianze e le ingiustizie, erodendo ulteriormente la fiducia nel sistema politico esistente. La disoccupazione, la precarietà del lavoro, la disgregazione dei servizi pubblici sono solo alcune delle conseguenze nefaste del capitalismo in crisi, che vanno ad alimentare il malcontento e la rabbia delle masse.

Ma fare ricorso al pensiero marxista non significa solamente essere in grado di offrire un’analisi più profonda della realtà vigente, ma anche essere in grado di proporre una reale alternativa. Il marxismo, infatti, non è solo un’analisi critica, ma anche un programma per l’azione politica e sociale. Marx ci insegna che la vera emancipazione umana può essere raggiunta solo attraverso la lotta per una società senza classi, in cui il potere economico e politico è detenuto collettivamente dalle masse lavoratrici. Questa è la prospettiva del socialismo, un sistema basato sulla proprietà comune dei mezzi di produzione e sulla partecipazione diretta dei lavoratori alla gestione della società.

Per realizzare questa visione, non basta criticare il sistema politico in vigore per proporre dei palliativi che non faranno altro che rimandarne il crollo definitivo; dobbiamo invece superare le limitazioni della democrazia rappresentativa borghese e costruire nuove forme di democrazia diretta e partecipativa. I consigli operai, le assemblee popolari, le cooperative autogestite sono solo alcune delle istituzioni che possono servire da fondamenta per una società veramente democratica e socialista, la cui realizzazione ci sembra tuttavia assai lontana nell’attuale contesto italiano ed occidentale in generale.

Concludiamo affermando che la crisi della democrazia rappresentativa in Italia non rappresenta un fenomeno contingente legato al contesto nazionale, ma anzi è un sintomo evidente dei limiti e delle contraddizioni del sistema capitalista. Solo attraverso una critica radicale e una lotta determinata per il socialismo possiamo sperare di superare questa crisi e costruire un futuro che sia democratico nel senso etimologico del termine, ponendo fine all’abuso del termine “democrazia” da parte delle classi dominanti.

Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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